
Secondo il Csm insabbiava persino le inchieste antimafia per favorire il Pd e chiedeva aiuto a Luca Palamara per scalare gli uffici giudiziari, per il Consiglio di Stato "l'istruttoria era incompleta". L'ex procuratore capo di Reggio Emilia Marco Mescolini (nella foto) - oggi già "risarcito" dal Csm con la nomina a capo della Procura di Pesaro, che prima di lui indagava sul candidato Pd alla Regione ed ex sindaco Matteo Ricci per alcuni affidi sospetti al Comune - adesso batte cassa a Palazzo de' Marescialli e ministero della Giustizia: vuole 543.825,47 euro per "demansionamento, danni patrimoniali, d'immagine, reputazionali e di mancata carriera", comprese le spese di affitto e dei pasti, perché senza quel provvedimento disciplinare a suo dire avrebbe potuto persino guidare la Procura nazionale antimafia. Soldi che il Csm non ha alcuna intenzione di pagare, forte di un parere dell'Ufficio studi: il ricorso sarebbe "manifestamente infondato" per l'insussistenza del danno risarcibile.
Nel 2021 con un'approfondita istruttoria del pm Nino Di Matteo era stato cacciato "per incompatibilità ambientale" dopo la denuncia circostanziata di quattro pm (Rita Pantani, Isabella Chiesi, Valentina Salvi e Giulia Stignani) che lavoravano per lui anche per la "compromessa credibilità della Procura" e mandato a fare il giudice civile a Firenze. Fino a quando nel gennaio del 2024 la settima sezione del Consiglio di Stato, riformando la decisione del Tar del Lazio, non lo aveva "salvato" e riabilitato, invitando il Csm a dargli una nuova poltrona. In questa vicenda intricata c'è un concentrato di questioni irrisolte: rapporti toghe-politica, nomine a tavolino, correnti e discrezionalità del Csm. Mescolini è famoso per l'inchiesta affidi al Comune di Bibbiano a guida dem (le accuse di maltrattamenti, depistaggi, peculato e falso sono cadute tutte o quasi) e quella AEmilia sulle infiltrazioni della 'ndrangheta che nella Regione più rossa d'Italia ha coinvolto solo politici di centrodestra (alcuni finiti pure prosciolti), con Reggio Emilia "centro di riferimento per il Nord delle mafie" secondo il procuratore capo reggiano Calogero Gaetano Paci.
Nel 2020 Mescolini era stato pizzicato al telefono con l'allora dominus dell'Anm e del Csm Palamara (entrambi erano di Unicost) per passare dalla Dda di Bologna alla Procura reggiana, con una tempesta di messaggi, da qui le doglianze dei quattro magistrati, secondo cui Mescolini aveva persino "rapporti privilegiati" con il Pd - partito di cui era stato consulente nel 2006 - e era incapace di organizzare gli uffici giudiziari, definiti dal Csm "in stato di abbandono".
Chissà cosa ne pensano a Pesaro, dove la chiusura delle indagini su Ricci (che scrive ai suoi di essere spacciato alle Regionali) è stata rinviata fino a dopo le urne, nonostante l'interrogatorio fiume in piena estate del suo ex sodale Massimiliano Santini.