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Rimpasto e Antimafia. Via crucis di Emiliano per rimanere in sella

Il governatore cambia solo tre assessori e mette in giunta anche la figlia di una vittima di mafia

Rimpasto e Antimafia. Via crucis di Emiliano per rimanere in sella

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Rimpastino dal sapore di Antimafia. Sono ore complicate e spiacevoli per il governatore della Puglia Michele Emiliano. Mentre la Procura è a caccia della talpa che avrebbe avvisato il presidente pugliese delle indagini a carico di Alfonso Pisicchio e del fratello Enzo - che si è detto disposto a collaborare con i magistrati - ieri sera si è perfezionato il rimpasto di tre assessori della sua giunta, travolta da una raffica di inchieste giudiziarie, per accontentare Elly Schlein e Giuseppe Conte. Dai nomi roboanti della vigilia tra magistrati, generali e prefetti è venuta fuori soltanto la figurina della figlia di una vittima di mafia legata a Libera. Un po' pochino per convincere gli alleati della svolta legalitaria, alla vigilia della convocazione di Emiliano in commissione Antimafia assieme al procuratore capo di Bari Roberto Rossi, fissata nei prossimi giorni dalla presidente Chiara Colosimo (Fdi).

Non voterà la sfiducia proposta dal centrodestra ma è fuori dalla maggioranza l'ex capogruppo della lista di Emiliano «Con» Giuseppe Tupputi, i Cinque stelle potrebbero limitarsi a un appoggio esterno, complice il clamoroso fallimento del Movimento in Basilicata. A mancare a Emiliano potrebbero essere i tre consiglieri di Azione, che hanno già fatto sapere di non volere poltrone. Si capirà di più al Consiglio regionale, programmato per ieri e rinviato al 7 maggio per alcune assenze sospette nel Pd, che continua a perdere pezzi e voti. Un problema in vista delle Amministrative dell'8 e 9 giugno, quando in Puglia si rinnoveranno Bari e una sessantina di Comuni.

Al posto di Anna Grazia Maraschio «per motivi squisitamente politici» subentra Serena Triggiani, a cui è andata la delega all'Ambiente, Ciclo rifiuti e bonifiche. Alla Pd Debora Ciliento, come da previsioni, Trasporti e Mobilità sostenibile. Deleghe tolte all'indagata Anita Maurodinoia, ma anche le deleghe all'Ambiente Alla Cultura e alla Legalità (come richiesto da M5s) arriva Viviana Matrangola, figlia di Renata Fonte, prima donna vittima della mafia pugliese. Da assessore Pri del Comune di Nardò, la Fonte venne uccisa nel 1984 per essersi opposta alla lottizzazione abusiva dell'area di Porto Selvaggio. La sua estrazione antimafia non si discute, ma fa storcere il naso la sua vicinanza al presidente di Libera Puglia don Angelo Cassano, che all'indomani della nomina della commissione di accesso per valutare se sciogliere per mafia il Consiglio comunale di Bari (dopo le infiltrazioni nella società di trasporti Amtab) se ne uscì con una frase decisamente infelice: «Dobbiamo avere il coraggio di non dimenticare che il vero criminale è quel ministro, Matteo Piantedosi, per i morti nel Mediterraneo...».All'Antimafia Emiliano dovrà spiegare ciò che sa dei rapporti tra i familiari del clan Capriati (ancora scosso dall'omicidio del 2 aprile scorso di Lello Capriati, nipote ed erede dello storico boss di Bari vecchia) e il sindaco Decaro, in corsa alle Europee anche se a luci spente. Dopo l'omicidio il presidente dell'Anci si era rimangiato i suoi proclami elettorali: «Mai detto che Bari è sicura, ma è cambiata rispetto a 20 anni fa».

«Il fiume di soldi della mafia mette a rischio l'economia», è l'accusa che il procuratore Rossi dovrebbe confermare in Antimafia, contro la borghesia mafiosa pugliese che «finge di non vedere ma intanto ripulisce il fiume di denaro illecito dei boss».

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