Rimprovera alunno, prof preso a botte dal padre

Un mese di prognosi per il vicepreside, che non si è difeso: «L'ho fatto per educare i miei alunni»

Andrea Acquarone

La scuola come un ring, Un'arena, ma non di vita educata, di istruzione. No, sempre più spesso una palestra. Di violenza. Ormai li definiscono «prof in trincea», e purtroppo non è semplice eufemismo. Ha rimediato un mese di prognosi, preso a pugni e calci dal padre di un giovane allievo che aveva rimproverato il giorno prima, il vicepreside della scuola secondaria di I grado «Murialdo» di Foggia.

È successo sabato scorso, al suonare della campanella della prima ora. Solo che in classe, prima media, eludendo ogni controllo, si è presentato pure il violento e vendicativo genitore. Che nemmeno ha proferito parola, magari anche solo per un chiarimento: davanti ai ragazzini terrorizzati ha cominciato a colpire il docente che nemmeno ha tentato una reazione. Non voleva spaventare ancora di più i suoi studenti.

«Erano sconvolti- racconta adesso Pasquale Diana, che oltre ad insegnare è anche vicepreside - Io sono stato docente anche nel prendere botte senza difendermi, siamo la scuola che organizza corsi di legalità, sabato prossimo avremo un incontro con il procuratore della Repubblica, organizziamo lezioni contro il bullismo, presenteremo a breve il libro Il mappamondo magico sulla solidarietà ai bambini nel mondo».

Lui è finito in ospedale, il padre del ragazzino ha rimediato una semplice denuncia. «Non è stato richiesto alcun colloquio, né c'è stata possibilità di dialogo con il genitore, il quale, - viene spiegato in una nota della comunità dell'istituto scolastico - senza chiedere spiegazioni di sorta, come riportato nelle numerose testimonianze depositate in Questura, si è avventato sul professore».

«A nulla è valso - aggiunge la nota - l'intervento dei collaboratori scolastici e dei docenti presenti, che, data la rapidità con cui si è mosso l'uomo, non sono riusciti ad evitare l'aggressione». Sul posto sono arrivati poliziotti e un'ambulanza. Ma avrebbe anche potuto andare peggio. Tutto questo, si è scoperto poi, perché il «Pierino» della situazione in casa aveva raccontato la sua «verità», quella di un ragazzino di 11 anni arrabbiato col prof. Il giorno precedente il vicepreside, nelle sue funzioni di vigilanza e sorveglianza degli alunni all'uscita di scuola, l'aveva infatti rimproverato perché spingeva e rischiava di far cadere le compagne in fila davanti a lui. Ma il giovane a casa ha detto di essere stato malmenato. «Per tutelare l'incolumità degli altri ragazzi, l'allievo - viene spiegato dalla scuola - era stato preso per il braccio e allontanato dalla fila».

Insomma un episodio banale, nessuna violenza semplicemente il gesto automatico di un «educatore», di chi ha, tra parentesi, ha pure delle responsabilità legali.

«Siamo tutti sotto choc e spaventati. Se ci affidano i loro figli è perché devono avere fiducia in noi» si sfoga amara, da Lasalandra, dirigente dell'istituto. Cissà se si usasse ancora la bacchetta...

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