Reddito di cittadinanza e pensioni scomparsi dalla manovra. I due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio a forza di tirare la corda in direzione opposta sono paralizzati in posizione di stallo e dunque con un incantesimo degno di Harry Potter hanno fatto sparire i due pilastri del ddl bilancio che non saranno definiti durante la discussione alla Camera. Così, come se nulla fosse, sottratte alla discussione di Montecitorio le due colonne portanti della manovra giallo-verde sulle quali oltretutto si appunta l'attenzione di Bruxelles visto che dalla loro ristrutturazione dipende la possibilità di contenere il deficit intorno al 2%.
«A questo punto se ne parla al Senato», conferma il presidente della Commissione Bilancio della Camera, il leghista Claudio Borghi. Non resta che prendere atto del rinvio visto che il termine per la presentazione degli emendamenti è scaduto e si punta a portare il testo in Aula mercoledì. Borghi precisa pure che per reddito di cittadinanza e quota 100 in manovra i fondi di finanziamento ci sono: «Verrà licenziato un testo che contiene i fondi con le cifre accantonate per queste misure nella loro interezza», assicura, quindi, al momento, «non cambiano i saldi». Il governo conta pure sul fatto che «la platea dei beneficiari avrà costi minori» perché, anche se la norma si rivolge a tutti i cittadini con i requisiti necessari, «non è detto che tutti la accoglieranno: c'è tanta gente che sta bene al lavoro». Dunque specifica Borghi sarà l'esecutivo a decidere se «destinare questi costi minori al minore deficit o ad altri investimenti». Ecco la promessa che dovrebbe servire a rassicurare l'Europa.
Insomma nel ddl bilancio i due provvedimenti sono previsti ed i finanziamenti ci sono, quello che manca è l'accordo tra Salvini e Di Maio su come distribuirli. La stoffa c'è ma non è chiaro se basterà per un abito completo in tutti i particolari o se magari alla giacca mancheranno le maniche per far sì che i pantaloni non siano troppo corti. Il confronto tra Salvini e Di Maio comunque prosegue e non si può escludere che la discussione in Aula riservi qualche sorpresa, apra a qualche ritocco o addirittura partorisca un bel maxiemendamento che permetterebbe di velocizzare i tempi e mettere tutto dentro già a Montecitorio. I due vicepremier hanno promesso che sia quota 100 sia reddito di cittadinanza partiranno a marzo. Ne hanno bisogno entrambi in vista delle Europee. Ma al momento appare un'impresa impossibile visto che non c'è neppure il tempo di delineare la platea destinataria del reddito di cittadinanza. Anche la riforma della Fornero è latitante. Sembrava dovesse saltare pure il taglio delle pensioni d'oro sopra i 90mila euro annui che invece rientrerà con un emendamento last minute.
Salvini anche ieri ha ribadito «garantiremo il diritto alla pensione a partire dai 62 anni». Ma come dovrebbe funzionare la quota 100? Per smettere di lavorare si deve ottenere almeno cento sommando l'età anagrafica, fissata a 62 anni, e il montante contributivo di 38 anni. Nessuno dei due requisiti può essere inferiore. Se a 62 anni non sono stati raggiunti ancora i 38 anni di versamenti si dovrà arrivare a 101 e così via. Per contenere i costi si ipotizzava di delineare la quota 100 come misura ponte sino al 2021. Dal 2022/23, poi, dovrebbe essere introdotta la quota 41.
Pesano molte incognite anche sul reddito cittadinanza che, assicurano i Cinquestelle, resterà a 780 euro
mentre sembrava dovesse scendere a 500 visto che mancano le coperture. A meno che non si faccia slittare la partenza di un paio di mesi. In manovra comunque sono previste 4.000 assunzioni per potenziare i centri per l'impiego.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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