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Ripresa ok, le richieste delle imprese

Bene il secondo trimestre. Ora il bivio green pass e la sfida ambiente

Ripresa ok, le richieste delle imprese

La crescita c'è ed è «robusta», ma le prospettive restano incerte per il timore che un aumento dei contagi possa di nuovo frenare la ripresa, avverte Confindustria. Con le imprese che intanto presentano al governo il conto della svolta green dell'Europa: a rischio ci sono 15 miliardi di euro per rispettare gli obiettivi della decarbonizzazione.

Il centro studi degli industriali conferma l'atteso rimbalzo del Pil: «Forte nel secondo trimestre 2021, meno nel terzo e quarto trimestre. A giugno si è irrobustita la risalita, grazie all'accelerazione delle vaccinazioni e a meno restrizioni. A luglio, però - evidenzia - l'aumento dei contagi in varie parti d'Europa pone nuovi rischi di raffreddamento dell'attività economica, specie nel turismo e in particolare da agosto, sia tramite il canale della fiducia che per eventuali nuove misure anti-Covid». Sono i consumi il motore del rimbalzo: «Il timone della ripresa italiana è nelle mani delle famiglie, la cui spesa è stimata finalmente in recupero, grazie a più mobilità e utilizzo del risparmio accumulato», e «gli ordini interni dei produttori di beni di consumo nel secondo trimestre sono saliti di 6 punti e la fiducia delle famiglie è oltre i livelli pre-crisi». Per il ministro della Pa, Renato Brunetta, è una «spinta preziosa, per cui è indispensabile proseguire con le vaccinazioni, l'antidoto migliore contro l'incertezza. Le famiglie e le imprese devono continuare ad avere fiducia».

Restano però le preoccupanti difficoltà dell'industria «nel reperimento delle materie prime», segnalate con sempre maggiore frequenza: «Un problema molto serio nel settore dei metalli» che sta diventando «un freno alla ripresa in corso nel settore industriale», ancora tutta da consolidare. Lo stesso allarme arriva dalla Camera dell'industria tedesca: «I programmi per rilanciare l'economia negli Stati Uniti e in Cina stanno generando un'elevata domanda, che ha portato ad aumenti dei prezzi di oltre il 30% per il settore delle costruzioni, per l'acciaio possono arrivare fino al 100%».

È il gruppo di imprese «energivore», (siderurgia, chimica, cemento) di Confindustria a presentare al governo il conto della svolta ecologica dell'Unione Europea con il Green Deal: hanno consegnato all'esecutivo uno studio sull'impatto del Piano verde sulle aziende. Ne emerge che l'obiettivo ambizioso della decarbonizzazione - con un taglio del 55% delle emissioni entro il 2030 e carbon neutrality nel 2050 - non sarebbe sostenibile «a politiche correnti». La stima del costo per le imprese del settore, secondo quanto ricostruito ieri da la Repubblica, è tra gli 8 e i 15 miliardi di euro dal 2022 al 2030 per l'acquisto di quote di Co2 nel sistema di scambio europeo. Con una perdita di competitività che arriverebbe al 20 per cento, secondo le cifre spedite al governo Draghi. Da cui si attendono anche risposte per definire l'uso del green pass nelle aziende: «Servono soluzioni chiare - ha ribadito il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi - Non ci si può far trovare ancora una volta impreparati e vorrei proprio vedere quali sindacati sono contrari alla tutela della salute dei lavoratori.

Di certo una nuova ondata non deve fermare il lavoro e le imprese, il Paese non se lo può più permettere».

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