
"La mobilitazione di massa a favore della causa palestinese può portare a violenze sporadiche di frange estreme di casa nostra, ma un vero e proprio attentato o azioni di terrorismo sarebbero controproducenti" spiega al Giornale un'alta fonte della sicurezza nazionale. L'allerta sugli obiettivi sensibili, però, è massima, a cominciare dagli oltre 200 centri ebraici disseminati nel paese.
Per ora, nell'impennata dei cortei di questi giorni, viene ripetuto lo slogan di Hamas per la Palestina "dal fiume al mare" che cancella lo Stato di Israele. Un esponente palestinese che giovedì pomeriggio ha preso la parola per arringare i manifestanti ribadiva la richiesta "di liberazione per Anan Yaeesh ingiustamente detenuto". Il palestinese era il capo di una presunta cellula a L'Aquila delle Brigate dei Martiri di Al Aqsa. Dal 26 marzo è iniziato il processo ed i pro Pal, assieme a centri sociali, anarchici e Usb, il sindacato di base, si battono per la sua liberazione.
Eventuali operativi, veri, di Hamas starebbero ben distanti dalle manifestazioni pro Pal, come i tre terroristi arrestati in Germania il 30 ottobre, che avevano armi e munizioni ed erano pronti a colpire per la festa ebraica dello Yom Kippur. Abed Al G., Wael F. M. e Ahmad I. sono finiti in manette a Berlino. La cellula era in possesso di mitragliatori Ak-47 e proiettili. L'ufficio della Procura federale ha dichiarato che "le armi erano destinate ad essere utilizzate da Hamas per attentati contro istituzioni israeliane o ebraiche in Germania". Due degli arrestati sono cittadini tedeschi e il terzo è nato in Libano.
"L'effetto emulazione, fotocopia, è sempre un rischio, ma solitamente la tipologia dei lupi solitari non si fanno ispirare da manifestazioni di piazza, bensì da attentati veri come quello di Manchester. E dai contatti che riescono ad attivare all'estero" osserva un'altra fonte della sicurezza. Il terrorista di Manchester, che ha accoltellato un fedele della sinagoga e avrebbe potuto fare ben peggio, era un lupo solitario. L'intelligence interna inglese ha lanciato l'allarme per ulteriori attacchi in vista del 7 ottobre, il secondo anniversario dell'attacco stragista di Hamas che ha provocato la tragica guerra a Gaza. L'attentatore era nato in Inghilterra, da famiglia siriana, e il nome sembra tutto un programma: Jihad Al-Shamie. A 35 anni era stato "potenzialmente influenzato dalle operazioni militari a Gaza e dalle vittime palestinesi nella Striscia" secondo l'antiterrorismo. L'MI5 sta valutando se innalzare il livello di allerta, per il momento "sostanziale".
Anche il giovane pachistano di 25 anni, Usama Usama, richiedente asilo, arrestato il 5 settembre a Trieste era un "lupo solitario", che si stava esaltando sul web come adepto dello Stato islamico. Non aveva ancora pianificato un attentato, ma scaricato manuali del terrore da internet che spiegano come mettere insieme un ordigno artigianale. I carabinieri del Ros lo hanno fermato in tempo dopo averlo monitorato mentre rilanciava video jihadisti molto cruenti compresi i filmati degli attentati dell'Isis a Parigi e Bruxelles. Il giovane radicalizzato era arrivato in Italia dalla rotta balcanica nel 2023 dichiarandosi minorenne.
Quest'anno gli attacchi più sanguinosi in Occidente, ispirati dalla guerra a Gaza, sono avvenuti negli Stati Uniti. Il primo maggio a Washington Elias Rodriguez, 30 anni, ossessionato da Hamas, ha ucciso a sangue freddo, alle spalle, due giovani funzionari dell'ambasciata israeliana. Un mese dopo un egiziano trapiantato negli Usa ha trasformato uno spruzzatore da giardino in artigianale lanciafiamme per ammazzare un ultra ottantenne in Colorado e ferire altre 13 persone, che stavano partecipando ad un presidio per non dimenticare gli ostaggi israeliani in mano ad Hamas.
Il Comitato analisi strategica antiterrorismo e il Comitato nazionale ordine e sicurezza pubblica sono gli organismi in Italia, composti dai vertici delle forze di polizia e dell'intelligence, che su richiesta del ministro dell'Interno analizzano il rischio. Massima allerta sugli obiettivi sensibili, che in Italia sono 29mila, comprese 10mila infrastrutture critiche.
Non solo sedi diplomatiche e consolari, ma anche luoghi di culto, come le sinagoghe, centri nevralgici per i servizi essenziali a stazioni e porti, nel mirino dei manifestanti con lo slogan "blocchiamo tutto". Oltre a centri di interesse anche economici e monumenti nazionali. Solo nella capitale gli obiettivi sensibili sono circa 4mila.