"Il rischio attentati cresce. Ho nostalgia del Sismi"

L'ex direttore dei Servizi Nicolò Pollari si racconta: "Evitati molti attacchi. Ma il successo più grande è top secret"

"Il rischio attentati cresce. Ho nostalgia del Sismi"

Nicolò Pollari oggi ha 82 anni. È stato un Capo di Stato Maggiore del comando generale della Guardia di Finanza, e dal '97 vanta una lunga carriera nei servizi segreti che lo ha portato a diventare il numero uno del Sismi. Conosce molti segreti. Subì, ingiustamente, un procedimento giudiziario per una vicenda legata al sequestro dell'imam egiziano Abu Omar. Dopo ripetuti interventi della Corte Costituzionale, è arrivata l'assoluzione piena.

Generale, quale è stato il successo più importante della sua carriera?

"Ci sono più vicende, ma una in particolare della quale sono particolarmente compiaciuto ed orgoglioso".

Può rivelarla?

"Non posso parlarne perché questa è tuttora soggetta al massimo vincolo di segretezza".

Lei dice di essere vincolato al segreto, ma è in pensione. Un agente segreto resta sempre agente segreto?

"Come qualunque altro cittadino può continuare a lavorare. Però con dei limiti ben precisi. Giuridici e deontologici".

Quali sono?

"Nel corso della loro carriera, oltre ad avere acquisito un importante know how, gli agenti segreti sono anche venuti a conoscenza di alcune informazioni coperte da segreto. E possono anche avere acquisito delle conoscenze importanti e sensibili sia in Italia sia all'estero. È chiaro che queste conoscenze non spariscono allo scattare della pensione. Però loro non possono più disporne. E devono anche utilizzare con molta cautela le conoscenze e i rapporti di stima. Possono però mettersi a disposizione dello Stato, e spesso sono preziosi".

Le è stata mai chiesta una disponibilità dopo la pensione?

"Sì e l'ho data".

Perché non si usa più l'espressione servizi segreti ma si dice servizi di sicurezza?

"I servizi segreti operano in totale riservatezza per ottenere informazioni utili a sventare minacce. I servizi di sicurezza hanno un compito più ampio: che va dalla difesa dello Stato e delle sue istituzioni, al mantenimento dell'ordine pubblico al contrasto di ogni tipo di minaccia".

Oggi ci sono l'Aise e l'Aisi, sono le due sigle dell'intelligence. Nostalgia del vecchio Sismi degli anni Settanta?

"L'intelligence italiana ha subìto negli anni molte modifiche. Necessarie per il cambiamento dei tempi e per il correre della Storia. Il nostro modello di servizi è orientato verso una distinzione tra sicurezza interna ed esterna, influenzato dal modello angloamericano e dalla Guerra fredda. Successivamente si è dovuto misurare con il crescere del terrorismo interno, tra gli anni '70 e '80, e poi con la caduta del Muro di Berlino, la fine del confronto politico militare fra blocchi. Successivamente, con l'esplodere del terrorismo fondamentalista, con la tutela delle esigenze aumentate nel settore economico e tecnologico, e ora con il ritorno della guerra guerreggiata. Capisce che vuol dire? Che bisogna cambiare continuamente, che bisogna utilizzare le tecnologie, bisogna affrontare nuove sfide".

Non mi ha risposto alla domanda sul vecchio Sismi...

"Certo. Ha svolto un grande ruolo. Ha sconfitto molti nemici, ha sventato molte minacce e ha evitato molti attentati. Ha fatto un gran lavoro. Poi, sa, la nostalgia per il Sismi è anche nostalgia per la mia giovinezza".

Cosa mi può dire del caso Calipari?

"Siamo stati amici veri per 25 anni. Sento solo il bisogno di dire che è stato uno dei più grandi eroi veri della nostra Repubblica".

Se lei fosse libero di parlare cosa scopriremmo?

"Ma io non sono libero. Le posso dire che ho assunto la direzione di un servizio di intelligence tre giorni dopo l'attentato dell'11 settembre. Ne abbiamo fatte di cose da allora".

Si sente tranquillo con questo governo?

"Qualunque governo espressione della nostra Costituzione mi fa stare tranquillo".

Come giudica l'Italia dall'alto della sua esperienza.

"È un grande Paese".

I servizi segreti italiani stanno lavorando in Medio Oriente?

"Mi meraviglierei se non fosse così".

Possibile che i servizi segreti non conoscano quelli che creano violenze ai margini della manifestazioni pro Pal?

"Di queste cose se ne occupano le forze di polizia e la magistratura. I servizi se raccolgono notizie le forniscono alla polizia e alla magistratura".

Secondo lei le ricadute della guerra di Gaza potranno creare terrorismo in Europa?

"Hamas non ha mai portato attacchi terroristici in Occidente. Però ci sono molte altre realtà che si riconoscono nella causa di Hamas - diciamo il jihadismo globale - le cui attività non si sono mai interrotte in Europa. I rischi di terrorismo in Europa aumentano".

I nostri servizi sono in grado di fronteggiare questi rischi?

"Sì. Lo dimostra quanto è avvenuto dopo l'attacco alle due Torri di New York nel 2001".

Che rapporto c'è tra i servizi segreti italiani e quelli americani?

"Da sempre un ottimo rapporto di collaborazione. Con gli americani che ovviamente avevano un ruolo trainante. Questo ruolo si è gradualmente attenuato dopo la caduta del Muro di Berlino e con la crescita dei servizi italiani".

Se lei dovesse fare una critica ai servizi segreti occidentali?

"Lo sbilanciamento tra intelligence tecnologica e intelligence umana. A vantaggio della tecnologia. È un errore".

Anni fa, quando era all'apice della sua carriera, lei fu al centro di attacchi della magistratura. Subì un processo che durò diversi anni - per il sequestro di Abu Omar - e si concluse con diverse assoluzioni. Lei come giudica, oggi, la magistratura italiana?

"Come ho sempre affermato e ribadito in ogni sede giudiziaria, parlamentare e governativa, sia il Sismi da me diretto, sia io come persona, siamo formalmente e sostanzialmente estranei ai fatti oggetto di quel processo. La prova documentale di ciò è contenuta in un certo numero di atti sul cui contenuto il presidente del Consiglio dei Ministri Autorità Nazionale di Sicurezza - ha apposto il segreto di Stato per esigenze di sicurezza nazionale. Tale provvedimento è stato confermato da tutti i successivi presidenti del Consiglio, di differente estrazione politica, che si sono succeduti nel tempo. Ciò, evidentemente, mi ha impedito di esercitare, con un minimo di efficacia sostanziale, il mio diritto di difesa. Per questa ragione ho chiesto, ripetutamente, alle Autorità competenti di valutare se esistessero margini per affrancarmi dal vincolo".

Cosa ha ottenuto?

"Garbati ma fermi dinieghi, per quanto accompagnati da dispiaciute parole di comprensione e di solidarietà".

E qual è il suo giudizio sulla

magistratura?

"Per coerenza con il mio pregresso istituzionale e con l'atteggiamento che ho sempre tenuto nei lunghi anni del processo, continuo ad astenermi da formulare giudizi sulle istituzioni e sugli ordini del nostro Paese".

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