Roma La road map è già segnata. Prima la legge di Bilancio. Poi lo ius soli. Il Partito democratico tenta l'ultima carta per ricompattare un'alleanza piuttosto malmessa, in vista di un turno elettorale che, grazie proprio al nuovo sistema di voto, suggerisce di presentarsi agli elettori in coalizioni coese.
Lo ius soli quindi rappresenta un ottimo spunto. In primo luogo perché è il tema dove è maggiore la convergenza tra la sinistra, i bersaniani e il partito di Renzi. E in secondo luogo perché costringe l'altra costola della maggioranza (ovvero il partito di Alfano) a uscire allo scoperto. I suoi deputati e senatori, infatti, almeno nelle previsioni di Renzi, dovrebbero accettare di mandar giù questo boccone amaro in vista di un seggio sicuro per le prossime elezioni. Paradossalmente l'ostacolo maggiore ora si trova nell'ufficio più prestigioso di Palazzo Chigi. Gentiloni non è affatto convinto dell'urgenza dello ius soli. Per il premier non c'è la serenità parlamentare necessaria. E anche il ricorso al voto di fiducia potrebbe essere una forzatura. In verità è proprio sulla forzatura che il Pd si gioca tutto. La settimana prossima, infatti Mdp, farà arrivare in commissione alla Camera dei deputati la proposta di modifica della riforma del lavoro tanto cara ai renziani.
E il Pd quindi, non potendo cedere sul Jobs Act, deve essere pronto a concedere sullo ius soli per non vedersi pregiudicata una futura coalizione di programma. Ed è proprio questa, più che il voto specifico sullo ius soli, a impensierire Alternativa popolare. Ancora ieri Maurizio Lupi sbuffava spazientito: «Quelli del Pd vogliono trasformare l'attuale maggioranza di governo in una eventuale coalizione programmatica e politica in vista delle prossime elezioni». Ap infatti non vuole presentarsi agli elettori con la «macchia» dello ius soli, dopo che questa maggioranza ha già approvato le unioni civili. E sono proprio i duri e puri del Pd come il ministro Maurizio Martina a impensierire di più la costola alfaniana della coalizione. Martina ha già detto che «sullo ius soli il Pd si giocherà tutto».
E che una bocciatura in aula della legge potrebbe portare il suo partito a sentirsi svincolato per il prossimo turno elettorale e quindi a tentare altre soluzioni, che minerebbero la sopravvivenza nel prossimo parlamento della presenza di Alternativa popolare. Forse, in caso di sconfitta sullo ius soli, Renzi non otterrà lo scioglimento delle Camere. Rafforzerà però la coalizione di centrosinistra senza quindi rischiare debâcle elettorali davvero mortificanti.
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