Dal rischio sismico alle migrazioni di uccelli: tutte le accuse dell'esercito dei "No Ponte"

"È il trionfo del cemento". E Webuild annuncia querele

Dal rischio sismico alle migrazioni di uccelli: tutte le accuse dell'esercito dei "No Ponte"
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Il "grande bluff", il "ponte carente" e via così. Da quando il governo ha annunciato di realizzare il Ponte sullo Stretto di Messina, il progetto è stato sommerso da una valanga di proteste da parte di Legambiente, comitati No ponte, associazioni ed esperti contrari all'opera. E proprio Greenpeace, Legambiente, Lipu e Wwf avevano spedito alla Corte dei Conti un dossier critico sulla delibera Cipess che aveva acceso il semaforo verde per l'infrastruttura.

Oltre ai dubbi sulla sostenibilità economica e sull'effettiva utilità del Ponte, l'esercito dei contrari ha lanciato l'allarme soprattutto sui rischi ambientali e sismici, e su una presunta pericolosità dell'opera. "I danni sono innegabili e documentati - scrive Legambiente nel report di aprile scorso - Il progetto comporta incidenze negative significative sui siti della rete Natura 2000 ai due lati dello Stretto di Messina, una delle più importanti rotte migratorie degli uccelli tra Eurasia e Africa. Milioni di uccelli attraversano ogni anno le acque che separano la Sicilia e la Calabria e il Ponte causerebbe la strage di migliaia di individui per collisione e la distruzione degli habitat prioritari". Nella memoria inviata ai magistrati contabili, le associazioni denunciano il "mancato completamento di test di tenuta e di approfondimenti sismici", oltre che di una verifica delle condizioni di "pericolosità da maremoto" nello Stretto. Secondo il geologo Mario Tozzi, il Ponte è "un'opera inutile, costosa e molto rischiosa", anche per lo "stato di dissesto idrogeologico" di quelle aree. Non solo, è "profondamente diseducativo per tutto quello che riguarda i rapporti uomo-natura". Quanto ai venti, per lo scienziato "la struttura può resistere, in teoria, a raffiche fino a 270 km/h, ma in quei casi la circolazione deve essere interdetta. Situazioni del genere possono portare all'interruzione del traffico per circa 50 o più giorni all'anno". Infine si arriva alle "considerazioni di carattere morale": "È ormai ora di tracciare un limite netto al diritto dell'uomo di imporre modifiche definitive all'ambiente che lo circonda. Chi si prende la responsabilità di unire qualcosa che la storia naturale ci presenta divisa? Chi decide che i nostri figli e nipoti dovranno accettare un'opera come quella?".

E poi ci sono i comitati locali che parlano di "trionfo del cemento sull'ambiente", di un'opera "imposta da chi decide e non ascolta". C'è anche il fronte legale degli espropri, che interessano 8 comuni sul versante calabrese e 6 su quello siciliano. Le ong contestano ancora l'assegnazione dell'opera senza bando di gara internazionale, nodo sollevato pure dall'Anac, e i presunti dati sul traffico "gonfiati".

Critiche a cui Webuild, incaricata di realizzare l'opera, ha deciso di rispondere più volte, anche annunciando azioni legali per "tutelare una volta per tutte l'integrità professionale del Gruppo, di tutti gli ingegneri e tecnici, dei centri di ricerca, delle università e delle società di ingegneria più qualificati al mondo, accusati di aver redatto il progetto della più importante opera infrastrutturale del Paese in modo superficiale e negligente".

Ha parlato di "fake news che in questi mesi sono state alimentate dai detrattori del Ponte e rilanciate dalla stampa, senza tener conto del valore economico e sociale che potrà esser generato per i lavoratori di un'intera filiera produttiva".

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