Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, si rende conto che le cose non vanno come vorrebbe. E per cercare di risollevare le sorti del governo, che come ha scritto il direttore del Giornale Alessandro Sallusti, potrebbe non avere vita lunga, si appresta a varare un'altra misura elettorale. Di cosa si tratta? L'abolizione della tassa sulla prima casa. Ne parlano oggi Il Tempo e Il Foglio. L'abolizione della Tasi, nelle speranze del capo del governo, potrebbe ridargli lo slancio perduto. Non ci sono ancora dettagli sull'operazione, i tecnici per ora stanno vagliando le varie opzioni, evidenziando le ricadute in termini economici. Difficile, forse impossibile abolire del tutto il balzello. Più probabile che lo sgravio si limiti alla prima casa e tenga conto di una soglia (di reddito) al di sotto della quale far scattare l'esenzione.
Con questa operazione Renzi spera di recuperare consensi e, soprattutto, rilanciare i consumi, assai più di quanto avvenuto con gli 80 euro in busta paga con cui vinse le elezioni Europee. Se non ci saranno ripensamenti l'annuncio potrebbe arrivare a settembre. L'operazione dovrebbe costare sui 4 miliardi di euro.
L'abolizione della tassa sulla casa rientra, nelle intenzioni di Renzi, in un pacchetto di misure volte a ridurre la pressione fiscale. Come sottolinea il Foglio sono due gli ingredienti principali: nuovo taglio all'Irap, che si aggiungerebbe a quello mini da 6,5 miliardi inserito nell'ultima Legge si Stabilità, e in secondo luogo l'abolizione della Tasi. Palazzo Chigi stima che le due operazioni valgano, insieme, sui trenta miliardi di euro. Che non sono proprio bruscolini. Proprio per questo il governo pare intenzionato a presentare, in Europa, una richiesta esplicita volta a sfiorare il tetto del deficit.
In pratica per ottenere gli stessi trattamenti di favore già riservati a Spagna e Francia. L'aumento del deficit di due punti permetterebbe di trovare i trenta miliardi necessari che il governo metterebbe tutti nel taglio delle tasse.
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