"Per risolvere i problemi? Elimina la donna". Polemiche sulla t-shirt pro-femminicidio

In vendita da Carrefour. L'azienda: disegno non autorizzato, la ritiriamo

"Per risolvere i problemi? Elimina la donna". Polemiche sulla t-shirt pro-femminicidio

In casi come questo ci viene sempre in mente la scena: un addetto agli acquisti di una grande catena di supermercati in una pigra mattinata guarda il campionario di un'azienda che produce e commercializza t-shirt stampate e pensa che sia una buona idea ordinarne centinaia di esemplari di una in cui si vedono un uomo e una donna, disegnati come i pittogrammi nelle toilette. Nel primo riquadro lei bercia fastidiosamente e lui appare impassibile, nel secondo riquadro lui infastidito la spintona fuori dalla vignetta e lei precipita. Sotto la scritta: «Problem solved». Problema risolto.

Problema appena nato, invece. E non da poco. Le magliette non fanno ridere. Sono sciocche, riducono il tema fatidico della violenza sulle donne a una barzelletta sciocca e impastata di luoghi comuni bolsi. Non dovrebbero essere vendute nemmeno sul banchetto di un mercatino estivo, figuriamoci sugli scaffali di un Carrefour a Roma. Eppure è successo, naturalmente il management italiano dell'azienda francese si è affrettato a ritirare dal commercio i capi di abbigliamento e a prendere le distanze. Ma la verità è che a un certo momento una testa pensante in azienda ha pensato davvero che fosse opportuno vendere quelle t-shirt, che fossero un oggetto spiritoso.

Chissà da quanto tempo erano in vendita quelle due magliette azzurre in quel supermercato romano. Magari qualcuno le aveva guardate ridacchiando, altri le avevano trovate stupide ma nessuno aveva sollevato il caso. Qualcuno magari ne aveva anche acquistata una e ora la indossa. Fin quando la senatrice Monica Cirinnà le ha adocchiate ieri e ha pubblicato un tweet accompagnato dalle fotografie delle t-shirt: «Ho appena visto questa maglietta in vendita al CarrefourItalia. Se una donna parla troppo, meglio liberarsene? L'azienda sposa questo messaggio? Gravissimo, specie in un paese in cui la violenza contro le donne è notizia di ogni giorno. Chiariscano, o dovrò buttare la mia tessera». Il tam tam si è scatenato e rapidamente i social si sono riempiti di condivisioni e condanne e molti politici di entrambi i sessi e dei vari schieramenti hanno condannato il fatto. Di maglietta «agghiacciante» parla Cinzia Leone (M5S), vicepresidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul femminicidio. Secondo il senatore di Leu e coordinatore nazionale del movimento politico èViva, componente dell commissione femminicidio Francesco Laforgia «si continua erroneamente a ritenere che i femminicidi riguardino le vittime, invece la questione è culturale e investe chiunque, aziende comprese». La butta sul personale Matteo Salvini, leader della Lega, che posta un video su Facebook: «Ma bisogna essere proprio cretini fino in fondo... È già un momento in cui la violenza ahimé alberga in troppe teste e troppi cuori, vendiamo pure nei supermercati una disgustosa maglietta. Poi il problema sono io o la Lega».

C'è da credere che ieri in Carrefour siano girate mail aziendali di fuoco e qualche testa abbia rischiato di cadere. La linea di autodifesa è: quelle magliette non dovevano essere là. Carrefour ha annunciato un'indagine interna ma quello che si sa ora è che «questa tipologia di prodotti è acquistata a seguito di una negoziazione con fornitori terzi che sottopongono per approvazione le grafiche delle magliette fornite. Il soggetto in particolare non è mai stato autorizzato da Carrefour Italia e l'azienda, accortasi alcuni mesi fa dell'errore di fornitura, aveva già provveduto al ritiro delle magliette dall'intera rete nazionale».

Carrefour ricorda anche «la tutela della diversity e dell'impegno contro la violenza verso le donne» è «un valore centrale nel proprio operato». Speriamo lo dimostri da lunedì con qualche iniziativa concreta. Magari in camicia e non in t-shirt.

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