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"Risposta a chi vuole smontare tutto"

L'ex presidente che ha rifondato l'atletica: "Pagano gli otto anni di lavoro"

"Risposta a chi vuole smontare tutto"

Dalle zero medaglie di Rio ai due ori vinti a Tokyo. Quello di ieri è stato un giorno storico per l'atletica italiana, guidata fino a poco tempo fa da Alfio Giomi, artefice del successo azzurro che ha raccolto finalmente i frutti della sua amministrazione. Come sono lontani i tempi degli occhi lucidi e della sofferenza per la medaglia nella marcia che nell'edizione carioca non arrivava. Ora le lacrime per l'ex presidente, che ha investito di più sull'integrazione, sono diventate di gioia. E non potrebbe essere altrimenti.

Giomi, cosa significa per lei questo risultato?

«Vincere due ori olimpici nell'atletica è un fatto straordinario. Quello che vorrei dire, però, è che non sono due medaglie nel deserto. Chi vive d'atletica sa che sono ormai due anni che cresciamo a dismisura. A Tokyo la spedizione azzurra è composta da 76 atleti, mentre a Rio, dove andò quasi tutto male, era la metà. Una crescita che si era intravista già ai mondiali di Doha».

Là conquistammo però solo un bronzo.

«E noi, nell'epoca covid, abbiamo lavorato meglio degli altri. I ragazzi sono stati fantastici. Il merito è delle società, dei loro tecnici, dei dirigenti. La federazione ha avuto il compito di indicare la strada e di sorreggerli. L'atletica è grande perché è diffusa sul territorio, ci sono tanti volontari, che lavorano in maniera professionale. Noi vediamo solo le medaglie d'oro, ma dietro c'è il lavoro di tante persone. Complimenti a tutti e all'atletica italiana».

Che lei ha gestito per due mandati.

«Ho avuto il privilegio di guidarla fino al 31 gennaio. Otto anni fa feci una scelta: quella di seguire i ragazzi a fondo e di far crescere il binomio atleta-allenatore. Ieri ne abbiamo avuto la prova: mi riferisco a Sibilio, allenato da un insegnante del liceo che l'ha portato a una finale olimpica. Il 90% dei nostri atleti ha un tecnico personale che li segue da sempre. La crescita di questo binomio è la chiave di volta del grande successo dell'atletica italiana. Abbiamo allargato i numeri e investito tanto su questo».

Si era parlato di rivoluzione.

«Mi auguro che la nuova federazione, pronta a smontare tutto, ci ripensi. Bisogna rendersi conto di quello che c'è attorno. E' stato dimostrato che c'è una squadra forte e giovane, figlia del grande lavoro nel settore giovanile in cui Stefano Baldini ha seminato in maniera straordinaria, in cui hanno continuato a lavorarci Tonino Andreozzi, Gabriella Dorio. È stato dimostrato anche che c'è un settore tecnico di straordinario valore, che ha saputo andare avanti anche in un momento complicato, di cui Antonio La Torre è magistrale condottiero. Questa è la risposta a chi pensava di cambiare il ct a 8 mesi dall'Olimpiade.

Mi auguro che tutti abbiano la sensibilità di capire che non si può distruggere un patrimonio come questo».

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