Bella e addormentata. Dopo i nefasti della pandemia e i fasti spezzati e diluiti su due anni da capitale della cultura italiana, Parma aspetta. Più che un principe azzurro, basterebbe una guida forte, un capitano coraggioso in grado di traghettarla, con le prossime elezioni ai tempi del covid, anche oltre il virus del dubbio. Federico Pizzarotti è stato re per 10 anni: un regno a metà, prima sotto le insegne dei Cinque stelle, poi epurato e ribelle ai diktat del padre padrone Grillo - homo novus e cane sciolto di un Effetto Parma, che è diventato il suo movimento. Un passo di lato o forse un abbraccio solo mancato di poco con quel Pd che, per due volte, re Federico aveva battuto, quando ancora sembrava una lotta fra Davide contro Golia. Oggi, a qualche mese dalle urne, i due ex sfidanti si sono accordati e, nelle ultime ore, almeno questa riserva è stata sciolta: il candidato congiunto per Pd e Effetto Parma che potrebbe valere un 22% dei voti - sarà Michele Guerra, assessore alla Cultura uscente, il più colto degli uomini di Pizzarotti. Secondo un sondaggio di Gpf Inspiring research, la giunta Pizzarotti agguanta un 6 in pagella, soprattutto per la gestione della pandemia, la promozione della cultura e dello sport. La notorietà di Guerra sfiorerebbe, però, dopo 10 anni di ribalta, il 39% con un 4,4% che sarebbe pronto a votarlo, secondo un dato ormai precedente all'ufficializzazione della sua candidatura. Di questa eredità non così feconda potrebbe approfittare il centrodestra che a Parma potrebbe valere un «pacchetto» pari al 16% dei voti con la Lega, secondo il sondaggio, a fare da traino con il 7,3%, Forza Italia al 5,8% e Fratelli d'Italia al 3,1%. Correre uniti o meno sarà la decisione fondamentale, dopo che la mole di accuse alla precedente amministrazione si è disciolta come neve al sole. L'ex sindaco Pietro Vignali è, infatti, stato riabilitato nel 2020 con sentenza del tribunale e proprio il sondaggio rileva come la sua visibilità frutto del complesso delle sue vicende - sia all'82,3% e come nelle intenzioni di voto, il 15% dei cittadini sarebbe disposto a dargli ancora fiducia. Vignali, intanto, con immutata passione per la res publica e con l'endorsement di Forza Italia, si è da tempo rimboccato le maniche, pur non avendo ancora ufficializzato la sua discesa in campo. È ripartito dalla base fin dallo scorso autunno, affiancando iniziative e comitati territoriali per la sicurezza e giovani. Mentre i titoli dei giornali, infatti, si concentravano sulla città dell'arte e del bello, le baby gang spadroneggiano fra la stazione e lingresso del museo dove ci si incolonna per ammirare Correggio e Leonardo.
Accanto a queste urgenze, però, la partita delle elezioni a Parma si giocherà anche su altri due temi, quello dell'ampliamento di un aeroporto che, da decenni, è in cerca di autore e indirizzo e sullo stadio, fra il restyling del vecchio impianto in centro - per cui il patron americano del Parma calcio, Kyle Krause ha messo sul piatto 90 milioni - e il trasloco in periferia. Su tutto però aleggia lo spettro dell'indecisione e dell'indifferenza. Il sondaggio lo conferma: il 20% dei parmigiani non è intenzionato a votare e quasi il 40% ammette di avere le idee molto poco chiare.
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