Virginia Raggi e il Movimento Cinque Stelle danno addosso all'Espresso. Laura Boldrini approva. E pensare che per il settimanale, fino a poco tempo fa, l'ex presidente della Camera era «un'icona» (copyright Luca Bottura) da applaudire. Tra i meriti ascritti alla nuova rockstar della sinistra, magnificata in un pezzo del 27 marzo, quello di aver ingaggiato una battaglia dialettica con Alessandro Sallusti, direttore de il Giornale e Maurizio Belpietro, direttore de La Verità. «Clapclap», «Applausi», scriveva Bottura.
A interrompere la corrispondenza di amorosi sensi è bastata la sindaca grillina di Roma. O meglio, una foto della Raggi, pubblicata in prima pagina da L'Espresso nel numero in edicola questa settimana. La storia di copertina è un'inchiesta sui rapporti tra il sindaco e gli allora vertici dell'Ama, municipalizzata romana dei rifiuti, con tanto di registrazioni audio sulla «città fuori controllo».
Ma la contraerea della comunicazione a Cinque Stelle è partita all'attacco sul presunto taroccamento dell'immagine, che sarebbe stata photoshoppata ad arte per umiliare la prima cittadina della Capitale. Massacrata anche «in quanto donna», come da solita liturgia del politicamente corretto. Così, dopo Paola Taverna è arrivata la Boldrini. La vicepresidente del Senato ha lanciato per prima la palla in calcio d'angolo: «l'hanno buttata nel tritacarne per umiliarla e denigrarla o per solleticare gli istinti più bassi degli uomini ha scritto Taverna - un invito all'odio, all'offesa».
Quindi l'invettiva nei confronti dell'Espresso, che ha provocato anche la risposta del direttore Marco Damilano. «Non hanno scelto una foto qualunque, ma un'immagine taroccata, photoshoppata, invecchiata, per istigare odio ha continuato la pasionaria pentastellata - tutto questo solo per squallidi fini politici. Mi fa rabbia e mi offende ancor di più perché fatto nei confronti di una donna». Musica per le orecchie della Boldrini, che ha affidato il suo pensiero a un'intervista al Fatto Quotidiano. «Una giovane donna che viene invecchiata di trent'anni - ha spiegato la Boldrini al giornale di Marco Travaglio - se si voleva criticare l'operato della sindaca di Roma c'erano altri modi». La reprimenda indirizzata agli ex beniamini dell'Espresso prosegue: «Ritrarla così, con un volto che tra l'altro è poco riconoscibile e non rispondente alle sue sembianze, mi è sembrato poco appropriato. Si poteva evitare».
Ed ecco servito l'ennesimo cortocircuito autoreferenziale, in cui giornalisti parlano di politici e viceversa. Prima dell'intervento dell'ex presidente della Camera c'era stato il commento di Marco Travaglio, direttore del giornale a cui la Boldrini ha rilasciato l'intervista critica nei confronti dell'Espresso.
La questione si è meritata addirittura un articolo di fondo: «L'Espresso è appena uscito con una copertina al cui confronto la famigerata patata bollente di Vittorio Feltri su Libero diventa un'innocua goliardata - ha scritto Travaglio - ripetono che va giudicata sugli scarsi risultati della sua Giunta.
Ma poi mirano a ben altro: dipingerla come una delinquente, una corrotta, una fascista mascherata, una sgualdrina». A ben vedere, però, Raggi un risultato lo ha ottenuto: mettere d'accordo Travaglio e la Boldrini e far litigare quest'ultima con il settimanale che la dipingeva come «un'icona». Non un'impresa da poco.
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