Coronavirus

Ritardi e carenze, è allarme vaccini. E Arcuri ammette: "Il piano non c'è"

Il commissario: "Ancora da definire quanti saranno i centri vaccinali". Fondazione Einaudi: Paese fermo. Sileri: "Finire entro l'Epifania o sarà uno scandalo". Ma mancano siringhe e medici

Ritardi e carenze, è allarme vaccini. E Arcuri ammette: "Il piano non c'è"

Un'Europa a due velocità. Con l'Italia che passeggia mentre gli altri corrono. Pochi vaccini e tante cose che non funzionano. Come l'elenco completo dei centri vaccinali individuati dal governo, che è «ancora in divenire», come scrive il commissario per l'emergenza Coronavirus Domenico Arcuri rispondendo a una richiesta di accesso civico generalizzato fatta lo scorso 28 dicembre da ZetaLuiss, sito di informazione della Scuola Superiore di Giornalismo Luiss Guido Carli. Secondo Arcuri la designazione dei centri vaccinali dipenderà da tre variabili: la quantità di vaccino disponibile, la numerosità delle categorie prioritarie e gli aspetti logistici legati alla catena del freddo.

L'Italia del vaccino fa acqua da tutte le parti. Ieri, a una settimana dal V-day, erano stati immunizzati contro il Covid-19 soltanto 52.037 italiani, meno dello 0,1 per cento della popolazione, ma soprattutto poco più del 10 per cento di quanti potrebbero essere già stati sottoposti al siringone liberatorio. In base al report del ministero della Salute, delle 469.950 dosi disponibili attualmente sul nostro territorio, 417.913 sono ancora nelle fiale. E considerando che al netto di No Vax e altri possibili categorie esentate dovrebbero essere vaccinati almeno 30 milioni di persone perché inizi a funzionare la cosiddetta immunità di gregge, e che il vaccino è efficace soltanto dopo la seconda dose, che viene effettuata dopo 21 giorni, da più parti ci si chiede quando verrà raggiunto il traguardo. Mesi? Senza dubbio. Ma quanti?

Certo, una partenza lenta era prevedibile. Ma non si va davvero troppo piano? I conti li fa la Fondazione Luigi Einaudi, che prende il pallottoliere: «Per vaccinare solo il 50 per cento degli italiani in 10 mesi - scrive su Twitter l'organizzazione torinese - occorrono circa 60 milioni di inoculazioni (30x2). Bisogna procedere alla media di 200mila vaccinazioni al giorno. Secondo i dati ufficiali comunicati al 31 dicembre, l'Italia ha effettuato 32.969 vaccini, la Germania 165.575». I dati sono indietro di qualche giorno rispetto all'aggiornamento da noi riportato più sopra, ma la sostanza resta. Gli altri corricchiano, noi camminiamo.

Uno spread vaccinale che non può essere spiegato solo con la differenza di dimensione (l'Italia ha una popolazione di 60 milioni, la Germania di 83). E nemmeno vale il fatto che Berlino si è accaparrata inizialmente un quantitativo maggiore di farmaci, visto che noi i nostri pochi li stiamo tenendo in frigo. Peraltro esaminando i dati regionali si scopre che ci sono regioni più in difficoltà di altre: la Lombardia, prima regione italiana per abitanti, contagi e morti, fino al pomeriggio di ieri aveva somministrato soltanto 2.416 dosi su 80.595 a disposizione, mentre il Lazio, quasi la metà di abitanti e dosi, aveva vaccinato quasi cinque volte più pazienti, 10.808. Dietro il Lazio ecco il Veneto (6.041) e il Piemonte (6.024). In molte regioni si sta pensando a ricorrere a medici in pensione e volontari per aumentare le forze in campo.

Sembra leggermente preoccupato anche il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, che vede solo nell'approvazione rapida di altri vaccini la soluzione alla partenza ad handicap. «Abbiamo iniziato una nuova fase con l'arrivo del vaccino Pfizer ma dobbiamo attendere l'approvazione degli altri vaccini, non solo quello di Moderna, per poterne uscire». Poi Sileri fissa un obiettivo che a questo punto sembra quasi irrealistico «Sarà uno scandalo se entro l'Epifania non avremo consumato la prima ondata di dosi». Di disastro parlano chiaramente Forza Italia («se si continua così il piano di vaccinazione verrà concluso fra almeno 10 anni», dice il deputato Alessandro Cattaneo), Italia Viva («ritmi di vaccinazione incompatibili con la tenuta economica e psicologica del Paese», dice la deputata Raffaella Paita) e +Europa («il governo prevede nella migliore delle ipotesi che impiegheremo nove mesi per usare le dosi che saranno disponibili in sei mesi, e questo è già molto grave.

Ma l'analisi delle gravissime lacune del piano dimostra che andrà anche peggio di così», dice Giordano Masini, coordinatore della segreteria del partito.

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