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Quel ritardo ignorato dai presidenti "disperati"

Quando nacque la comunità europea, Henry Kissinger domandò: "Ma se chiamo al telefono l'Europa chi risponde?". Capita lo stesso con DAZN che non incontra soltanto problemi di connessione ma soprattutto di comunicazione

Quel ritardo ignorato dai presidenti "disperati"

Quando nacque la comunità europea, Henry Kissinger domandò: «Ma se chiamo al telefono l'Europa chi risponde?». Capita lo stesso con DAZN che non incontra soltanto problemi di connessione ma soprattutto di comunicazione, risultando impossibile trovare risposta in assenza non di segnala ma di centralino telefonico. Il colpo di scena, al fegato e al portafoglio, arriva con l'annuncio, già apparso sul Sole 24 Ore, di un cambio in corsa del contratto che, al punto 8.3 delle condizioni, concede la possibilità di accedere agli eventi sportivi ma solo in ambito famigliare ma da metà dicembre non sarà più consentito, costringendo gli abbonati ad aprire un altro account. Dazn, dice ma mai ufficialmente secondo usi e costumi, che la decisione sarà adottata per evitare più accessi alla piattaforma, soprattutto quelli illegali che finiscono per soffocare la richiesta e la sottoscrizione a nuovi abbonamenti. Dazn a giorni comunicherà agli abbonati la possibilità di esercitare il recesso entro trenta giorni. Dazn tutela esclusivamente i propri interessi, infischiandosi dei diritti degli utenti che, spesso, non ricevono il servizio per il quale versano regolare moneta. Alla base di questa vicenda c'è la responsabilità dei presidenti dei club di serie A, con la firma della Lega, che in totale affanno contabile, con i bilanci in disordine ai limiti della bancarotta, con l'alibi della pandemia e dei mancati incassi da bigliettazione, hanno scelto lofferta Dazn, rinunciando e respingendo quella di Sky, per portare a casa più quattrini, ignorando, anche volutamente, la precarietà del servizio offerto dal gruppo americano presieduto da Kevin Mayer già CEO di Tik Tok. Sarebbe stato sufficiente seguire i consigli di Vittorio Colao, ministro delle Innovazioni tecnologiche, che, proprio alla vigilia delle contrattazioni per i diritti televisivi, aveva denunciato: «Il 60 per cento delle famiglie non ha Internet oppure manca di una connessione rapida degna di questo nome. L'Italia è uno dei Paesi in Europa con il maggior digital divide, dunque con le diseguaglianze più chiare, soltanto il 42 per cento degli italiani tra i 16 e i 74 anni possiede competenze digitali di base contro il 58 per cento in Europa. Il 17 per cento degli italiani nella stessa fascia di età non ha mai usato Internet, contro il 9 per cento dell'Ue, quasi il doppio». Le parole del ministro sono rimaste nell'aria, come il segnale di Dazn, gli abbonati sono penalizzati dinanzi all'evento sportivo televisivo più importante, il cambio in corsa del contratto è un autogol strafottente e sta provocando reazioni fragorose, i presidenti si nascondono nel canneto, dopo aver incassato il dovuto ma i loro conti restano drammatici.

Se provate a telefonare a Dazn capirete una sola cosa: aveva ragione Henry Kissinger.

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