Ritira la figlia da scuola Non ha prof di sostegno

Dall'inizio dell'anno scolastico una ragazza autistica di Sassari è abbandonata in aula

Ritira la figlia da scuola Non ha prof di sostegno

Una «scelta dolorosa, fatta per smuovere le acque». È un mix di coraggio e amarezza la decisione che ha portato una mamma - Rita Masia - a ritirare dalla scuola la figlia Federica, che frequenta il quarto anno dell'istituto d'arte di Sassari. Motivo? Dall'inizio della prima campanella, il 16 settembre, la studentessa (con problemi di autismo) ancora attende il suo insegnante di sostegno. Una situazione che è lo specchio di una pubblica istruzione che si perde su polemiche strumentali (vedi la polemica del crocifisso), trascurando le vere emergenze.

«Mia figlia lascia la scuola, ma non per sua volontà. È un gesto estremo, lo so. Ma non ce la facevo più a vederla soffrire», scrive sul suo profilo Fb la signora Masia. Che di sé fa un ritratto social piuttosto strano: «Sono testarda, egoncentrica, superficiale, egoista, sfrontata, Antipatica, imprevedibile, indipendente, imperturbabile, odiosa. E soprattutto bugiarda». «Per Federica - racconta - andare a scuola è diventato uno stress che ogni mattina la fa piangere. Seduta al banco da sola per cinque ore al giorno, tutti i giorni, senza fare niente se non vedere gli altri che fanno lezione. Non può fare nemmeno fare educazione fisica o il laboratorio di moda».

Federica, che ieri ha lasciato compagni e insegnanti con grande dispiacere, sogna di diventare una creatrice di abiti sartoriali, ma al momento deve fare i conti con le «forbici» ministeriali e i relativi «tagli» di personale che hanno trasformato gli insegnati di sostegno in una specie di «lusso» da gestire con il contagocce. Dall'inizio dell'anno scolastico la signora Masia ripeteva ogni mattina alla figlia sempre la stessa storia: «Vedrai che oggi arriva un insegnante simpatico che si mette vicino a te e ti fa fare tante cose».

Ma la realtà era diversa. Federica restava sola. Inutili i tanti colloqui avuti con la direzione dell'istituto. La situazione non si è sbloccata, anzi - a sentire la signora Masia - è peggiorata: «Mi è stato annunciato che verranno tolti pure gli educatori, i cui compiti verranno svolti dagli operatori scolastici». La vicenda di Federica è solo la punta dell'iceberg. Quello della mancanza di insegnanti di sostegno è diventato l'ennesimo nervo scoperto di un settore-scuola che ora ha al suo vertice un ministro chiaramente inadeguato.

I dati del Miur parlano chiaro: «Quest'anno mancano all'appello circa 60 mila docenti». La ragione è anche legata a un paradossale meccanismo tecnico-burocratico in base al quale «migliaia di insegnanti di sostegno non hanno un posto di diritto (cioè fisso), ma solo di fatto (quindi assegnato di anno in anno in base alle esigenze)».

La conseguenza è gravissima:

migliaia di studenti che restano senza «sostegno». Privandoli - come nel caso di Federica - di un loro preciso diritto: quello allo studio. Dalla scuola di Federica, intanto, assicurano che «il problema verrà presto risolto».

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