L'intervista di ieri al Giornale segna il ritorno sulla scena di Silvio Berlusconi dopo una lunga assenza dovuta ai postumi del Covid. Il leader di Forza Italia ha potuto così liberare il campo dalle voci incontrollate sulle sue condizioni di salute, ribadire che è nuovamente in pista (anche se per ora solo da casa) e con un ruolo di primo piano in una compagine governativa che ha il suo baricentro proprio nel moderatismo incarnato dagli azzurri e in Berlusconi uno dei principali artefici del governo Draghi («Io per primo ho chiesto e invocato un governo di unità nazionale, senza di noi non si sarebbe mai potuto realizzare»).
Ma il ritorno di Berlusconi serve anche a fissare alcuni paletti nel rapporto con gli alleati di centrodestra e sull'identità di Forza Italia (europeista, atlantista e filo-Israele, liberale, garantista, cattolica), partito agitato da fuoriuscite, correnti contrapposte e progetti esterni finalizzati ad occuparne lo spazio politico. Tutto dopo aver ringraziato tanti italiani che lo hanno commosso per la «solidarietà e l'affetto che mi sono stati espressi», e che si ritrovano anche nelle migliaia di commenti al post pubblicato dal Cavaliere sui social in occasione della Festa della Repubblica. Molti i messaggi affettuosi per l'ex premier, non più divisivo come un tempo. «Buona Festa anche a te Presidente, paladino della Libertà. Con affetto. La sua fedelissima Silvana, disabile, vecchietta ma con grinta da vendere» scrive Silvana Cerri, complimentadosi per la nomina di Giusy Versace a nuova responsabile del dipartimento Sport, Disabilità e Pari Opportunità di Forza Italia. Centinaia poi gli auguri di pronta guarigione per il Cavaliere.
Nell'orizzonte di Berlusconi c'è il progetto di unire le forze del centrodestra in una «grande area liberale» che governi il Paese, ma senza che questo significhi sciogliere Forza Italia o fonderla con altri partiti, come la Lega. L'identità liberale-moderata di Fi nella coalizione di centrodestra, dice Berlusconi, «ci rende diversi da tutti gli altri» alleati, perciò va «non solo preservata ma consolidata». Il messaggio dell'ex premier viene infatti così riassunto dal capogruppo di Fi alla Camera, Roberto Occhiuto: «Nella sua bella intervista al Giornale il presidente Berlusconi ha indicato, per il futuro, il ruolo insostituibile e indispensabile del movimento azzurro, ala moderata del centrodestra. La nostra coalizione vince e convince solo se unita e plurale: due condizioni essenziali per conquistare ancora una volta la fiducia degli italiani».
Il rebus dei candidati del centrodestra alle comunali però è ancora tutto da risolvere, e anche su questo tema Berlusconi ha messo in chiaro alcuni punti, per esempio che il profilo ideale a cui pensa non sono i «mestieranti della politica», ma piuttosto personalità esterne, candidati civici, che si rendano disponibili a impegnarsi per la loro città. Una frase che non ha suscitato particolare gradimento di Matteo Salvini (d'altra parte il leader leghista fa politica da quando ha venti anni e forse si è sentito punto sul vivo), che ha replicato: «I candidati civici vanno bene ma sui mestieranti della politica penso che chi la politica la fa bene, fa un lavoro. Non è un hobby».
Provocano scintille anche le parole del leader di Forza Italia sulla legge Zan, che secondo Berlusconi «porta con sé un grave rischio: quello di limitare la libertà di opinione». Dissente lo storico deputato azzurro Elio Vito, che dopo essersi felicitato per il miglioramento di Berlusconi («mai dubitato!») ne però prende le distanze: «Sul Ddl Zan sbaglia: non limita la libertà di opinione, tutti potranno continuare ad avere le loro idee sulla famiglia tradizionale».
Anche la senatrice Barbara Masini obietta che «Berlusconi è lucido come sempre su punti vitali della nostra repubblica come riforma di fisco e giustizia» mentre sul «ddl zan temo non abbia avuto modo di approfondire». Segno che su questo tema, come su altri, gli azzurri hanno sensibilità differenti. Ma stavolta è intervenuto il leader a indicare una linea univoca.
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