Coronavirus

La rivincita dell'Ospedale in Fiera: lascia l'ultimo paziente

Nonostante le campagne diffamatorie ha curato 505 pazienti. Anche Codogno chiude l'area Covid

La rivincita dell'Ospedale in Fiera: lascia l'ultimo paziente

E mentre in tanti si perdevano nel chiacchiericcio e nelle sgradevoli polemiche al veleno, l'Ospedale allestito in Fiera a Milano ha fatto (almeno per ora) tutto il suo dovere. Pronto a dimettere quello che, almeno per ora, è il suo ultimo paziente. Una buona notizia che si aggiunge al congedo dell'ultimo malato Covid dall'Ospedale di Codogno che ha potuto così chiudere l'area appositamente dedicata ai contagiati dal virus. Fatto ancor più simbolico perché riguarda il paese del Lodigiano dove fu scoperto il primo caso e, quindi, un invito alla speranza di un ritorno alla normalità, come si augura il dottor Francesco Tursi, responsabile del servizio di Pneumologia e referente dell'Area Gialla Covid che ha indirizzato una lettera al direttore generale per ringraziare tutto il personale e i pazienti.

«È una notizia di cui sono felice e che aspettavo - dice invece il governatore lombardo Attilio Fontana in riferimento all'Ospedale in Fiera - perché segno tangibile di una discesa dei contagi e del miglioramento di tutti i parametri della Lombardia. Grazie all'impegno di tutti, presto saremo in fascia bianca». Il giusto omaggio a un'impresa anche se, officiando quel rito ambrosiano che poco ama la vanagloria, tra quei fabbricati medici valorosi, preziosi infermieri e indefessi volontari, diranno di aver fatto solo quello che chiedeva loro la beneficenza dei lombardi. Cittadini e imprenditori che senza tanta pubblicità avevano messo mano al portafoglio per finanziare un hub che evitasse quelle troppe morti per soffocamento da Coronavirus che avevano funestato la prima ondata della pandemia. Il tutto, come usanza del territorio, senza disturbare né chiedere un euro allo Stato leviatano e ai Palazzi romani. Ma dovendo, per colmo dell'ingratitudine, fronteggiare l'assurda campagna politica e soprattutto giornalistica che tra carta stampata e trasmissioni tivù in prima serata, si esercitavano in un assurdo tiro al bersaglio.

Ora, per fortuna, a parlare ci sono i numeri e le tante storie di chi grazie a quelle postazioni di terapia intensiva messe in piedi in un battibaleno grazie alla consulenza (anche questa gratuita) di un fuoriclasse come Guido Bertolaso, ha avuto salva la vita. Oltre cinquecento (505 per l'esattezza) i pazienti che è stato possibile intubare e curare nella struttura inaugurata il 6 aprile del 2020, liberando preziose postazioni negli ospedali di tutta la Lombardia. E con un tasso record di sopravvivenza tra il 70 e l'80 per cento. Non una chiusura, ma solo «un'ibernazione, in attesa di capire il futuro della pandemia», spiegano i responsabili del Policlinico di Milano a cui la Regione ha affidato un progetto da gestire insieme ad altri 18 ospedali lombardi, sia pubblici che privati. Una collaborazione che anche in questo caso è stata la carta vincente, nonostante le tante critiche non sempre sincere dei troppi che si sono improvvisati esperti di gestione sanitari senza affatto esserlo. «Il padiglione allestito in Fiera - assicura Fontana - rimarrà in stand-by e, speriamo non occorra, sarà pronto a tornare attivo in pochissimo tempo. Realizzare questo ospedale è stata una scelta giusta, presa nel pieno della prima ondata.

Le inutili polemiche si sono sgonfiate con la realtà dei fatti».

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