Politica

La rivincita sull'ingiustizia

Lo cacciarono usando una legge con valore retroattivo non riuscendo ad estrometterlo dalla politica con le armi della democrazia e il risultato fu che Silvio Berlusconi fu messo in un angolo.

La rivincita sull'ingiustizia

Lo cacciarono usando una legge con valore retroattivo non riuscendo ad estrometterlo dalla politica con le armi della democrazia e il risultato fu che Silvio Berlusconi fu messo in un angolo. Trattato come il capitano Dreyfus il quale, benché fosse innocente, fu portato nel mezzo del quadrato militare e spogliato delle mostrine, le decorazioni e gli spezzarono anche la sciabola. Dovettero passare anni prima che la scatenata campagna di Emile Zola con il suo famoso libro J'accuse (io accuso) facesse ripetere il processo che riconosceva il capitano, la cui unica colpa era di essere ebreo, totalmente innocente dall'accusa di essere una spia tedesca.

Ma il capitano, nel frattempo, si era stancato di combattere e aveva perso ogni fiducia nella giustizia francese. Non così ha reagito Silvio Berlusconi che ha seguitato, restando fuori dalle Camere italiane, a farsi eleggere al Parlamento Europeo dove ha raccolto una serie importantissima di riconoscimenti da tutte le parti politiche europee. E adesso - questa è la notizia - intende tornare in Parlamento scegliendo il Senato: lo stesso da cui fu estromesso nel 2013 in barba ad ogni cultura sia giuridica che parlamentare, cacciato affinché non raccogliesse più l'antico consenso e dunque abbattuto come un animale da sacrificare. Ai bei tempi in cui Berlusconi raccontava molte barzellette divertenti, rielaborò quella del tizio che era sopravvissuto a una quantità eccezionale di incidenti, E quando qualcuno chiede, nella storiella, che cosa ne fosse poi stato di un tipo del genere, il narratore risponde allargando le braccia: «Alla fine, l'abbiamo dovuto abbattere».

E fu proprio ciò che accadde al fondatore di Forza Italia: sottoposto a una mitragliata di oltre sessanta processi, fu condannato per evasione fiscale per fatti accaduti mentre era Primo ministro e per una somma assolutamente ridicola rispetto alla misura della sua contribuzione fiscale. Sulla base di quella sentenza gli fu applicata la legge Severino che stabiliva, per la prima volta nella storia del Parlamento e di tutti i Parlamenti liberali, che si poteva applicare questa legge anche con valore retroattivo, e il Senato, approvò e l'ex leader di un grande partito che aveva bloccato la corsa al governo degli ex comunisti del PDS dopo l'operazione giudiziaria detta «Mani Pulite» che aveva falciato tutti i partititi democratici tranne i comunisti, pagò il fio della sua colpa originaria. Buttato fuori dal Parlamento dove era stato mandato da milioni di italiani. E già allora si cominciò a parlare ossessivamente del «dopo Berlusconi» come di una nuova.

Come giornalista credo di aver dovuto scrivere una ventina di volta, spiegando la povertà dell'idea, un articolo sul «dopo Berlusconi». Non c'è mai stato un dopo-Berlusconi e la prova è sotto gli occhi di tutti: l'uomo che era stato - unico caso - estromesso dalla Camera alta del nostro Parlamento, torna per prendersi anche la soddisfazione di parlare di nuovo in quella stessa aula da cui fu espulso con un atto antipolitico e anticostituzionale.

Viene in mente il grande oratore romano Cicerone che, costretto all'esilio per una sentenza ingiusta, quando fu finalmente assolto tornò al Senato e con aria distratta cominciò il suo discorso con un sarcastico «Heri dicebamus», come dire: dove eravamo rimasti ieri? Facendo finta che nulla fosse accaduto.

Vedremo quali saranno le parole con cui il rientrato senatore Berlusconi parlerà a Palazzo Madama per riprendere il discorso brutalmente interrotto.

Commenti