E se gli imprenditori scendessero in piazza a fianco di sindacalisti e lavoratori? Non è affatto un'ipotesi remota. Soprattutto nel Nordest, tutto casa, lavoro e impresa. Lì dove il consenso per la Lega resiste, grazie alla politica anti-immigrazione cavalcata dal ministro dell'Interno Matteo Salvini, si fa più forte il malcontento per le promesse non mantenute proprio dal Carroccio. E gli imprenditori veneti si sentono in qualche modo traditi e soprattutto non riescono a nascondere ansie e paure per la nostra economia.
Il primo a lanciare l'ipotesi di una serrata degli imprenditori è stato il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, giovedì scorso nel corso di un incontro pubblico a Cortina d'Ampezzo. «Vorrei che il governo passasse dalla fase adolescenziale a quella adulta», dice. Per poi chiudere con una velata ma significativa minaccia: «Non vorrei essere il primo presidente che porta gli industriali in piazza». L'ultimatum è fissato. Fino alla presentazione della Legge di bilancio non ci saranno proteste plateali. Gli industriali, però, sono sul piede di guerra. E nel Nordest vivono una condizione paradossale: non possono nemmeno alzare troppo la voce visto che lì, da quelle parti, le mosse anti-immigrazione di Salvini trovano un consenso diffuso. «Eppure - spiega il presidente di Confindustria Veneto Matteo Zoppas - la tenuta dei salari e dei posti di lavoro dipende anche, se non soprattutto, dalla salute delle imprese». A spaventare è la «cultura anti-impresa dell'esecutivo» con la Lega appiattita sulla politica dei Cinque Stelle. Restano, insomma, i nodi insoluti del Decreto dignità, dell'Ilva, l'abbattimento del Jobs act per non parlare poi dell'ultima «moda» delle nazionalizzazione sull'onda della commozione per il crollo del ponte Morandi a Genova. La congiuntura non spaventa soltanto le grandi imprese.
Di fronte a queste minacce la Lega, però, fa spallucce. «Tanti imprenditori - dice Claudio Borghi, presidente della commissione Bilancio della Camera - ci hanno votato nonostante il pensiero di Confindustria. Stiamo mettendo in campo misure a favore delle imprese: a partire dalla detassazione e semplificazione, cose che si vedranno meglio quando faremo la legge di bilancio. Il decreto Dignità, poi - aggiunge - aveva fatto nascere qualche perplessità ma prevede il calo delle tasse e l'aumento della domanda interna, che di sicuro sono misure gradite».
Anche i piccoli però tremano. L'ufficio studi della Cgia di Mestre ha diffuso i dati sulle micro-imprese (con meno di 20 dipendenti). «Sono 4 milioni e danno lavoro a 8 milioni tra operai e impiegati. Pari al 56,4% di tutti gli addetti del settore privato». Un record nell'Eurozona la cui media è del 39,9%.
«Si tratta dell'asse portante della nostra economia - spiega il segretario della Cgia di Mestre, Renato Mason -, purtroppo ce ne accorgiamo quando non ci sono più, visto che assolvono un ruolo sociale vitale». Nonostante la frenata del Pil, però, si possono leggere anche alcuni timidi dati positivi come il leggero incremento degli occupati (lo 0,2% in più rispetto al 2017).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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