Un dpcm «lunare». Infatti il governo l'ha inviato alle Regioni in piena notte. Con il favore delle tenebre. La bozza del decreto sulle misure per le festività natalizie arriva ai governatori quando sono passate le due del mattino. Per quanto riguarda gli spostamenti prevale la linea dura dei rigoristi, inascoltati gli appelli dei territori. Scontata la rivolta. La conferenza delle Regioni si fa sentire con un documento unitario, in cui si esprime «stupore e rammarico» per il metodo seguito dall'esecutivo. Il tutto «in assenza di un preventivo confronto», in contrasto con «lo spirito di leale collaborazione». Al centro delle critiche le «forti limitazioni agli spostamenti e alle relazioni sociali nel periodo dal 21 dicembre 2020 al 6 gennaio 2021». Un mancato confronto con le Regioni che «rende di fatto pleonastico il pronunciamento su parti essenziali del dpcm». I governatori hanno cercato fino all'ultimo di ammorbidire le restrizioni previste per il Natale e il Capodanno, in particolare sugli spostamenti per i ricongiungimenti familiari. Ma il coinvolgimento è stato postumo. A decreto già apparecchiato. E soprattutto non ha sortito nessuna modifica delle regole stringenti stilate dal governo. Prima una conferenza Stato-Regioni con il ministro delle Autonomie Francesco Boccia terminata nel pomeriggio in un nulla di fatto. Poi, a vertice concluso, un collegamento del premier Giuseppe Conte per provare a blandire la sommossa dei governatori. «No, zero» risponde uno di loro alla fine della video-riunione con Conte quando gli si chiede se da Palazzo Chigi abbiano accolto le richieste delle Regioni su una linea più morbida in vista delle prossime festività. Il governo, insomma, tira dritto sulla linea dura.
Resta la batteria di dichiarazioni polemiche dei presidenti delle Giunte regionali. «Questa bozza mi è arrivata alle 2 e 30 di stamattina» denuncia dal Veneto Luca Zaia. Che prosegue: «Con questo dpcm ci sarà un simil-lockdown. Il primo aspetto, quello più importante, è di natura umana, con la mancata ricongiunzione dei parenti se non abitano nello stesso Comune». Fattore umano sottolineato anche da Attilio Fontana, governatore della Lombardia. «Leggere un decreto legge a sorpresa che impedirà, il 25 e 26 dicembre e il 1 gennaio, lo spostamento dei cittadini fra comuni della stessa regione anche solo per andare a visitare genitori e figli, mentre si discute di un dpcm che non ha recepito nessuna delle indicazioni offerte dalle Regioni, è un fatto lunare». La Conferenza delle Regioni evidenzia che nel decreto «non si fa riferimento alcuno a norme sui ristori economici delle attività che subiscono limitazioni e/o chiusure». Dalla Liguria Giovanni Toti parla di «atteggiamento scorretto» da parte del governo.
Matteo Salvini, leader della Lega, mette l'accento sulle diversità tra gli 8mila comuni italiani. «Pd e 5Stelle dimenticano che un conto è abitare a Milano o Roma, un altro è essere residenti nei 5.495 Comuni (su 7.903) che hanno meno di 5mila abitanti e che spesso hanno figli e genitori, nonni e nipoti divisi da una manciata di chilometri e in paesi diversi. Secondo l'ultimo Dpcm, queste famiglie devono restare divise anche a Natale». L'ex ministro dell'Interno torna sull'argomento parlando con i cronisti durante il sit-in del centrodestra davanti Palazzo Chigi: «Negare un Natale alle famiglie, ai genitori separati, ai figli lontani da casa, ai disabili e agli anziani soli è una follia, prima di dividere gli italiani il governo ci deve pensare più di una volta». Dura anche Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia: «È intollerabile che mentre noi parliamo dei decreti insicurezza di Conte lui vada su Facebook a dire agli italiani cosa potranno fare o non potranno fare a Natale». E proprio durante la diretta video del premier per illustrare le misure si è scatenata alla Camera la protesta del centrodestra, che ha occupato l'Aula. Era infatti stato chiesto di illustrare le misure al Parlamento.
«Il Dpcm appena - osserva la capogruppo di Fi Mariastella Gelmini - va oltre gli indirizzi dati dal Parlamento e supera quanto comunicato dal ministro Speranza alla Camera». E la leader di Fdi Giorgia Meloni, a proposito delle dichiarazioni del premier sulla sua scorta: «Vuol difendersi? Lo faccia nelle sedi opportune».
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