Ci sono voluti quattro anni per ristabilire la verità, e cioè che Ignazio Marino, il chirurgo prestato alla politica dem, era innocente dell'accusa di aver approfittato della carta di credito da sindaco di Roma. Né peculato, né falso e meno che mai la truffa nel cosiddetto caso scontrini. Era il 2015 quando finì indagato e decise di dimettersi, indebolito da una vicenda che generò cagnara e sconquasso. Quel che è accaduto dopo è storia e cronaca di sfaceli.
Fa rumore la notizia che Ignazio Marino sia stato assolto in Cassazione (nella foto) per il «caso scontrini». I giudici della VI sezione penale hanno annullato senza rinvio la condanna di secondo grado «perché il fatto non sussiste». L'assoluzione nella sua formula più piena. Marino si dice soddisfatto ma: «La sentenza non rimedia alla cacciata di un sindaco democraticamente eletto. Resta la ferita alla democrazia, domani faremo le giuste valutazioni politiche». E ancora: «Sono stato infangato, non ho mai usato soldi pubblici per fini privati». Non si dimenticano facilmente cinque anni trascorsi alla gogna. Così, nella gioia perché «hanno vinto verità e giustizia», rimane il desiderio impossibile che tornino indietro le lancette del Campidoglio. Interviene pacato il neo segretario dem, Nicola Zingaretti: «Il tempo è galantuomo».
A rendere più penosa una storia personale e giudiziaria diffusa in politica, c'era stata
l'assoluzione in primo grado da tutte le accuse. Ma era arrivato il ricorso e Marino, l'11 gennaio dello scorso anno, era stato condannato a due anni dalla Corte d'Appello di Roma. Ieri la Cassazione ha sentenziato il lieto fine.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.