Cronache

Roma come la giungla di Calais Ma qui il degrado non indigna

Nella Capitale in seimila, tanti migranti, vivono in squallide baraccopoli. In centro c'è un intero palazzo occupato e pericoloso. Come in Francia, ma nell'indifferenza

Roma come la giungla di Calais Ma qui il degrado non indigna

«Cosa vuoi sapere? Non c'è differenza tra noi e loro»: il ragazzo indica le finestre della casa di fronte. Non è proprio la stessa cosa. «Loro», quelli di fronte, abitano appartamenti di proprietà o in affitto, qui invece c'è un'occupazione: questo è un palazzo espropriato. «Vai via, non è aria», risponde infastidito. Si avvicina un piccolino tutto ricci e tende la mano per battere un «cinque». Ma serve a poco. L'ingresso in via Curtatone 3 è blindato. Si entra e si esce solo con le chiavi. La sensazione è di essere indesiderati anche sul marciapiede. Eccola una delle Giungle di Roma. Non c'è il fango di Calais, la più grande baraccopoli d'Europa in via di demolizione. Ma via Curtatone 3 è uno degli spazi senza nome della Capitale, un luogo-non luogo, tollerato e dimenticato in una città che divora e nasconde, l'emblema di una fluidità metropolitana dove l'assenza di regole fermenta su un abissale indifferenza.In via Curtatone si trova il più affollato palazzo occupato da profughi di Roma. Sono 566 secondo la polizia, che a dicembre è venuta qui a schedare, portando via quattro persone senza documenti. A pochi metri dal Csm, dalla Biblioteca Nazionale e dalla stazione Termini, dal 2013 qui vive una comunità invisibile. La maggioranza sono etiopi ed eritrei. Non fanno parte della rete di accoglienza del Comune. C'è chi dice che il Campidoglio non interviene perché non saprebbe dove ospitarli. Più di 500 fantasmi, tra parabole e cucine fai da te, vivono in questo palazzone di 32mila metri quadrati, nove piani, un tempo sede Federconsorzi e Irpa, ora di proprietà di Idea Fimit sgr, che paga «centinaia di migliaia di euro all'anno di bollette». Un anno fa le porte erano sempre aperte. Ora l'esclusione, l'essere al di fuori di ogni rete sociale, fa sì che tutti gli estranei siano indesiderati. È il destino delle giungle umane: chiudersi in se stesse e alzare il muro. I vigili del fuoco hanno già svolto due sopralluoghi, l'ultimo è del 26 gennaio: i pompieri hanno rimosso 57 bombole «contenenti gas di petrolio liquefatto utilizzate per la cottura di cibi». Nel rapporto si sottolinea come l'enorme massa di gente, unita all'assenza di qualsiasi «mezzo di estinzione» di incendi, fa sì che nello stabile «non siano garantite le condizioni minime di sicurezza». L'amministrazione era stata invitata ad adottare «provvedimenti di salvaguardia dell'incolumità delle persone». Ma via Curtatone continua a sprofondare nell'indifferenza. L'occupazione tra l'altro sta «mandando in fumo centinaia di posti di lavoro segnala la portavoce della ditta affittuaria, la Se.A servizi avanzati, Annalisa Bianchi migliaia se consideriamo l'indotto, dal momento che il palazzo era stato «opzionato da aziende italiane ed estere». Sul lungotevere, sotto lo stadio Olimpico, una fitta rete di canneti nasconde un vecchio barcone inclinato su un argine. Si sentono le grida di un uomo, si intravedono figure che si muovono dietro gli oblò. Un cane esce sul ponte a bere da una bacinella. Anche questo è un luogo segretamente abitato. A gennaio è andato a fuoco un ex pastificio occupato da nomadi in via Collatina. Tutti salvi gli occupanti, ma anche diversi bambini hanno rischiato la vita tra fumo e fiamme provocati da una catasta di rifiuti.Come una bidonville nascosta si sta creando all'interno dell'ex ospedale Forlanini. Fino a un anno fa si parlava di trasformare la struttura addirittura in un ostello per il Giubileo. Tra vetri in frantumi e impianti elettrici a vista si cammina a zig zag tra cartoni usati come giacigli e cumuli di immondizia. Sarebbero 6mila gli invisibili di Roma secondo recenti stime, persone - la maggior parte immigrati irregolari e profughi che si sono affidati ai movimenti di occupazione romani - che vivono realtà simili a quelle di Calais: mancanza di sicurezza abitativa, igiene, identità, legami sociali, un'umanità lasciata andare a rotoli verso una progressiva e pericolosa ghettizzazione.

Con l'equivoco strumento dell'autogestione tollerata.

Commenti