E dunque, come dicono a Palazzo Chigi, «ci siamo anche noi». La conferma ufficiale arriva da Mikhailo Podolyak, il capo della delegazione ucraina impegnata in Turchia a discutere con i russi: l'Italia è chiamata a far parte del gruppo dei garanti di Kiev. Infatti Zelensky vuole trattare, saluterà il Dombass e Lugansk, dimenticherà la Crimea, è pure disposto a rinunciare alla Nato e alla Ue, a diventare neutrale come l'Austria o la Finlandia. Però in cambio chiede un ombrello, una rete di protezione, una mini-Nato, qualcuno che, se va male, si metta in mezzo. L'U24, come si chiama il programma, è un progetto difficile, con ancora diverse contraddizioni, tra cui il ruolo di Mosca. Ma intanto sta lì, sul tavolo negoziale, e certifica la nuova centralità di Roma. « La possibilità evocata dall'Ucraina che noi siamo tra i Paesi garanti della sua sicurezza - dice Luigi Di Maio - dimostra che in questa fase non siamo stati per nulla marginali».
Dentro il gruppo dei Dieci, nell'idea di Kiev, i membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, più Germania, Israele, Canada, Turchia. E l'Italia. Il punto forte della proposta è la caratura Onu: dei caschi blu sul confine tra l'Ucraina e le regioni russofone garantirebbero entrambi i contendenti. I garanti sostituirebbero la mutua assistenza militare. Mosca, fa sapere Vladimir Medinsky, capo dei negoziatori russi in Turchia, «non ha obiezioni all'ambizione dell'Ucraina di entrare nell'Unione Europea» e non ha bocciato l'U24. Del resto, a queste condizioni, perché dire di no?
Il punto debole del progetto, un cortocircuito, sta invece proprio nel ruolo del Cremlino in questa struttura. La Russia, e la Cina, fanno parte del Consiglio di Sicurezza dell'Onu: come potrebbe Mosca fare contemporaneamente da garante e da parte in causa? E poi, quali sarebbero le regole di ingaggio? Chi stabilirebbe se è quando l'Ucraina viene aggredita? Il Palazzo di Vetro con i russi dentro?
Insomma, serve qualche ritocco al dossier al quale, da qualche giorno, lavora anche Roma.
Per riuscire a entrare nel Gruppo dei Dieci Mario Draghi ha dovuto compiere un grande sforzo diplomatico. Certo, c'è ancora il caso Conte da risolvere, una maggioranza scoppiettante da tenere a bada, quel due per cento del Pil da indirizzare alle spese militari ma, insomma, Roma è tornata in gioco.
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