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Roma scarica sulle Regioni. E De Luca: così non si riparte

Conte sta fuori dalla mischia mentre litigano ministri e presidenti. La Campania guida il fronte del rinvio

Roma scarica sulle Regioni. E De Luca: così non si riparte

Quasi tre mesi di vertici e a quindici giorni dalla riapertura delle scuole governo e regioni sono appesi alle decisioni del Comitato tecnico scientifico. Con i governatori che, stufi del rimpallo di responsabilità messo in scena dai ministri, pensano di muoversi in ordine sparso su diverse questioni. Per provare a districarsi nel pantano basta dire che non sono state sufficienti due riunioni in streaming per approvare il documento dell'Istituto Superiore di Sanità sulla gestione dei casi e dei possibili focolai di Coronavirus all'interno delle scuole. Uno dei pochi punti, tra l'altro, su cui si è registrata una certa comunanza di vedute tra governo, regioni e scienziati. E menomale. Dato che sul testo c'è stato prima un accordo di massima durante il vertice di mercoledì. Quindi un mezzo via libera ieri nella riunione dei governatori, il tutto da ratificare oggi in una nuova conferenza unificata. «Le indicazioni dell'Iss sono state condivise, ma sul resto è buio e c'è il rischio che ognuno faccia come gli pare», trapela dall'organismo che riunisce i presidenti delle giunte regionali. La montagna ha partorito un topolino, dunque. Misurazione della temperatura, mascherine in classe e soprattutto trasporto pubblico sono i nodi da sciogliere. Per quanto riguarda il distanziamento e la capienza dei mezzi, i governatori sono compatti nel chiedere un allentamento delle misure. Il governatore campano Vincenzo De Luca si mostra scettico e avverte: «In queste condizioni non si possono riaprire le scuole». Anche il governo è spaccato. Il ministro dei Trasporti Paola De Micheli ha proposto di risolvere il problema equiparando i compagni di scuola ai famigerati «congiunti». Il ministro della Salute Roberto Speranza non muove una foglia che il Cts non voglia. Al momento, nonostante le critiche, è passata la linea di Speranza. E tutti attendono forse già oggi le indicazioni del Comitato. Il premier Giuseppe Conte e i ministri decidono di non decidere, insomma. E Palazzo Chigi, così come su ogni argomento spinoso, continua a tenersi fuori dalla cagnara.

Sui trasporti i governatori di centrosinistra chiedono una «mediazione» tra le prescrizioni del Cts, l'inamovibilità del ministero della Salute e il battage dei presidenti di centrodestra. Il governatore dell'Abruzzo Marco Marsilio, di Fratelli d'Italia, denuncia il silenzio del governo davanti alle richieste delle regioni: «La linea del governo è sempre la stessa, arrangiatevi», dice ai colleghi. Dalla Liguria Giovanni Toti capeggia i critici dell'esecutivo e chiede nuove regole per acquistare mezzi di trasporto pubblico in tempi celeri abbattendo la burocrazia. Sulla misurazione della febbre è già concreto lo spettro delle regioni che si muovono in ordine sparso. Dal Cts l'indicazione è di controllare la temperatura dei bambini a casa. Mentre Vincenzo De Luca ha già deciso di acquistare «pistole» e termoscanner da posizionare all'ingresso degli istituti (per i quali il Cts mostra scetticismo visto che provocherebbero file all'entrata delle scuole e dunque nuovi assembramenti). Non è stato risolto nemmeno il rebus delle mascherine. Il Cts e il governo nicchiano. I governatori di centrodestra non intendono cedere e vogliono le mascherine fuori dalle aule. Dalla maggioranza accusano le regioni di centrodestra di «fare campagna elettorale» sulla scuola.

Sullo sfondo c'è il voto del 20 e 21 settembre per le regionali e per il referendum sul taglio dei parlamentari. I sindaci della Campania, dato che le consultazioni si svolgeranno soprattutto negli edifici scolastici, chiedono ad Azzolina di posticipare l'inizio delle lezioni dal 14 al 24 settembre.

Ma forse nemmeno entro quella data tutti si saranno messi d'accordo.

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