A Roma si tratta a oltranza sul candidato di centrodestra

Oggi l'ufficio di presidenza di Forza Italia decide tra Meloni e Bertolaso. Sul tavolo il progetto di una federazione unitaria presieduta da Berlusconi

A Roma si tratta a oltranza sul candidato di centrodestra

Giornata al cardiopalma nel centrodestra. La situazione sembrava sbloccarsi con il ricompattamento su Giorgia Meloni. Poi, qualcosa s'è rotto. L'accordo sembrava a un passo ma si tratta ancora. Fino all'ultimo: fino a oggi pomeriggio. A lavorarci su, gli sherpa dei rispettivi partiti e un probabile summit notturno tra Berlusconi e Meloni con Salvini, forse, al telefono. Sul ruolo di Bertolaso rimane l'incognita: resta in campo o no?

L'antefatto parte da un summit forzista a palazzo Grazioli, la notte di martedì. Al tavolo, oltre al leader, Letta, Ghedini, Brunetta, Romani, Gasparri, Tajani e Matteoli. Naturalmente sul tavolo ci sono i sondaggi macigno che raccontano di una Meloni seconda dopo la Raggi e che potrebbe farcela se il centrodestra fosse unito. Quasi tutti, ad eccezione di Tajani e Brunetta che spingono affinché si resti su Bertolaso, mettono in guardia il Cavaliere: «Se la coalizione salta a Roma c'è il rischio che salti ovunque». In mattinata Bertolaso appare quindi appeso a un filo.

Berlusconi è pensieroso perché sa che il futuro del centrodestra vive un momento cruciale. Non c'è solo Roma sul piatto, infatti. Si ragiona a un patto federativo per trovare la quadra tra alleati. L'ipotesi: una federazione con Berlusconi presidente e con il diritto di veto da parte di tutti gli altri sulle scelte future; dalle liste dei candidati al possibile allargamento dell'alleanza ad altri soggetti. E qui ci si incarta.

Parte una trattativa dura con gli alleati. Berlusconi medita il sacrificio di mister Emergenze se la coalizione si presenterà con una lista unica. Una proposta che la Meloni, tuttavia, ha difficoltà ad accettare. Lei, dove a Roma è forte, vorrebbe andare alla conta, convinta di poter portare in Campidoglio un maggior numero di fratellitalioti. Il «nulla osta» ci sarebbe solo in caso di lista unica anche a Napoli e a Milano dove il suo partito è più debole. Ma a questo punto i dubbi arrivano dagli azzurri e dai leghisti. Ora sono i filobertolasiani ad andare in pressing sul Cavaliere: «Così si consegna la leadership a Salvini, sarebbe un errore gravissimo». Già, Salvini: raccontano sia particolarmente irritato con l'ex premier e questo non aiuta certo a trovare una quadra complessiva. Le quotazioni di Bertolaso paiono quindi risalire. È stallo dopo che si era arrivati a lavorare a un documento comune per uscire dall'empasse.

Anche se si decidesse per il passo indietro di Mister Emergenze, poi, Berlusconi vorrebbe un'uscita più che onorevole per l'uomo a cui ha sollecitato la discesa in campo. «Ho bisogno di parlare a Guido a quattr'occhi», dice. Appuntamento alle 17 del pomeriggio a palazzo Grazioli dopo il faccia a faccia con il presidente del gruppo del Ppe, Manfred Weber. Ma, segnale che la decisione definitiva è particolarmente sofferta per l'ex premier, è che alle 17 Bertolaso non varca la porta del quartier generale di Forza Italia.

Forse perché Berlusconi vuole riflettere fino all'ultimo secondo. Si discute ancora e una decisione definitiva verrà presa soltanto oggi quando verrà convocato l'ufficio di presidenza di Forza Italia. Che non si preannuncia affatto semplice.

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