Emergenza profughi, la Romagna trema: "Questi ci mandano il turismo in malora"

Da Cesenatico a Riccione i profughi occupano gli alberghi, vagano per le spiagge e pretendono posti vicino al mare. E si teme la fuga dei clienti

Emergenza profughi, la Romagna trema: "Questi ci mandano il turismo in malora"

La serata romagnola è anche la loro: vino, ciambelline, sembra di tornare ai tempi d'oro, in piccolo, delle gloriose feste dell'Unità della Romagna. È successo anche l'altra sera, giovedì, lungo via Cavour. Le scuole sono finite e a Ponente, dopo la pioggia dell'ultimo fine settimana, il divertimento è già cominciato. I 77 profughi ormai vivono qui, a Cesenatico, e rimarranno in uno dei circhi più frequentati della riviera almeno fino alla fine del 2015. Un paio di mesi fa hanno aiutato l'allestimento della corsa campestre, ma ora che arrivano i turisti, ora che gli albergatori e i commercianti aspettano i clienti come un prigioniero l'aria, fanno paura, danno fastidio. Paura è la parola che ricorre più spesso. Paura degli albergatori, soprattutto quelli che gestiscono hotel vicini allo Splendid, la casa a tre stelle dei rifugiati. Paura di una parte - non tutti - i cittadini, che però hanno ora la loro rappresentanza forte in Comune, dal momento che la ex rossa Cesenatico è ora nelle mani del centrodestra, con un vicesindaco, Luigi Donini, della Lega, paladino dell'integrità dell'estate romagnola.

Ieri era giornata di esposizione di prodotti a chilometro zero, ma non era difficile trovare voci di allarme. «C'è preoccupazione - confidava il titolare di un hotel nella zona di Valverde, vicina allo Splendid - gli arrivi di profughi anche qui mettono in allerta molti turisti per un discorso di diffusione di malattie come la scabbia, che contagia anche gli animali, e che si diffonde con una rapidità impressionante». Come si diffondono le voci, da Riccione a Rimini, di nuovi arrivi. È recentissima l'apertura ai profughi di un albergo a Miramare: affacciati alle finestre ci sono solo gli ospiti in attesa di asilo: «Questa situazione ci farà andare in malora tutti», sospirano in una pizzeria riminese. A Rimini l'ultimo dato parla di 308 profughi accolti proprio alle porte dell'estate. La Romagna è terra generosa come poche, ma guai a toccare o minacciare il turismo, l'anima di questo pezzo di costa famoso per l'allegria e l'ospitalità. Anche i profughi conoscono la piacevolezza di questi luoghi: una decina di loro, raccontano dalla polizia di Rimini, si sono rifiutati di essere ospitati nell'entroterra, a Perticara, perché troppo lontani dal mare.

Al Bagno 80 giovedì è già scattato il primo pattuglione antiabusivi, con tre fermi e un sequestro di bigiotteria. Preoccupazione e paura sono anche della polizia. La carenza di organico è una battaglia che il sindacato di polizia Sap sta conducendo da tempo. L'ultima estate una rissa tra vigili e ambulanti è stata il segnale chiaro di una convivenza non facile. Gli ambulanti non dovrebbero essere i profughi, ma sta capitando anche questo. Un mese fa a Cesenatico è stato fermato in spiaggia proprio un rifugiato dell'hotel Splendid, un ragazzo del Bangladesh, che stava vendendo in riva al mare i fazzoletti dell'albergo. Multa di 5mila euro, più del costo del viaggio della speranza dalla Libia: naturalmente impagabili.

I profughi di Ponente, a parte bizzarre eccezioni, non lavorano, perché sono in attesa che le commissioni territoriali valutino la loro domanda di asilo. L'albergo ha stretto un accordo con la cooperativa Cad, rinnovabile al 2016. Lo Stato fornisce vitto e alloggio, più 2 euro e 50 di paghetta giornaliera. Per ora girano per la città, li si vede anche in spiaggia, e soprattutto davanti all'ingresso dello Splendid, sotto la tettoia. «Non danno fastidio a nessuno - spiega un dipendente dell'albergo - ma il fastidio qui è che urtano alla vista. Tra due mesi, vedrete, sparirà il problema». Una questione visiva. Ma la legge del turismo mette l'occhio al primo posto.

Questi ragazzi del Ghana, del Senegal, della Costa d'Avorio, che giocano in spiaggia tra i turisti richiamano l'inferno delle scene dal mare, l'emergenza di un'Italia piagata dalla disoccupazione e da salari ai minimi che non riesce a gestire tutti gli arrivi.

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