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Dieci senatori Ncd pronti a tornare in Forza Italia

Romani boccia il ddl Boschi: a Palazzo Madama la maggioranza non c'è più

Dieci senatori Ncd pronti a tornare in Forza Italia

Roma - Mentre Berlusconi vola in Russia, a Sochi per una visita privata al capo del Cremlino, Vladimir Putin, Forza Italia s'interroga sul futuro. In occasione della riapertura dei lavori a palazzo Madama è stato Paolo Romani a guidare la truppa dei senatori azzurri in un summit la scorsa notte. Poco più della metà i partecipanti: venticinque o giù di lì su quarantaquattro. Molti gli assenti giustificati, altri - dicono cinque o sei - gli attenzionati perché scettici sul «niet» alle riforme renziane. Seduta di autoanalisi di un partito che ha affrontato il tema del nuovo Senato ma non solo. Nessuno dei partecipanti, in ogni caso, ha parlato a favore del ddl Boschi, impallinato punto per punto da Romani. Il quale s'è detto convinto che «Renzi la maggioranza non ce l'ha». Secondo Romani in 170 sono pronti a impallinare il governo sul nuovo Senato. Si vedrà, anche perché da qui al voto finale ne correrà di acqua sotto i ponti. Tuttavia s'è parlato anche di scenari e la prima analisi è arrivata da Augusto Minzolini: «I sondaggi dicono che Forza Italia non va bene ma soprattutto che Renzi va male. Perde consensi e non va oltre il 30%. Non solo: la somma dei partiti che formano il centrodestra supera il Pd di 2 punti. Ecco perché in questa fase dobbiamo osare: fare opposizione chiara, trasparente e convincente». Ed ecco il tema: e se il governo cade e si va al voto? Minzolini non ha dubbi: «Ma magari! Si andrebbe alle urne con il Consultellum e con Forza Italia al 10-15% avremmo più o meno gli stessi parlamentari di oggi». Insomma, a Renzi non converrebbe il voto col proporzionale puro. E poi, sempre secondo Minzolini «Bisognerebbe fare i conti anche con l'oste: il capo dello Stato. Scioglierebbe le Camere o si darebbe da fare per metter su un altro governo? E con a chi capo? Sempre Renzi? Mmmh... Difficile».

Tutti d'accordo, quindi, a rinsaldare il fronte dell'opposizione anche se, come ha spiegato bene Marco Marin «è vero che soltanto le opposizioni crescono nei sondaggi; ma è vero anche Salvini va meglio di noi». Marin, veneto, coi leghisti va d'accordo: «Va benissimo la collaborazione con il Carroccio ma serve anche la competizione». Anche perché, «se l'Italicum non si dovesse modificare e restasse il premio alla lista per Forza Italia sarebbero guai».

Anche Antonio D'Alì, siciliano, una parentesi nell'Ncd, non ha dubbi: «Dobbiamo cercare di far saltare la riforma del nuovo Senato. E anche se il premier dovesse farcela per il rotto della cuffia in Aula, al referendum perderebbe». In effetti, sulla carta, Renzi avrebbe contro la minoranza del Pd, Fi, Lega, Movimento 5 Stelle. Non sarebbe una passeggiata. Anche se l'azzurro Franco Carraro non è così sicuro che il Paese boccerebbe il ddl Boschi. Ma è sempre D'Alì a cercare di rassicurare tutti: «Nell'Ncd in dieci sono pronti a tornare da noi». Dubbi tra i più: «C'è da fidarsi di quelli?». A chiudere Gasparri: «Il vero tema è che dobbiamo metterci alla testa di un'iniziativa politica forte. E ripartire dai territori, fuori dal Palazzo. Bisogna parlare di più alla gente di temi forti: fisco, lavoro, casa immigrazione, sicurezza. L'obiettivo del 20% è a portata di mano.

Basta crederci».

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