Il Cav salva di nuovo la democrazia

Dando via libera a Draghi anche a costo di provocare malumori fra gli alleati, Silvio Berlusconi completa il secondo ciclo storico.

Il Cav salva di nuovo la democrazia

D ando via libera a Draghi anche a costo di provocare malumori fra gli alleati, Silvio Berlusconi completa il secondo ciclo storico. Il primo fu bloccare all'ultimo istante l'operazione che avrebbe dovuto consegnare al vecchio Partito comunista la Repubblica, decapitata da un'impresa giudiziaria. Berlusconi costruì allora una macchina da guerra liberale che batté quella dell'ultimo segretario del Pci, che la definiva «gioiosa». A Berlusconi gliela fecero pagare carissima, e questa è storia nota. Adesso siamo al secondo salvataggio in extremis della democrazia liberale per metter fine al secondo ciclo perverso: quello del populismo dell'uno vale uno, cioè niente; della decrescita infelice, del reddito alla ndrangheta e del progetto dichiarato di aprire la democrazia come una scatola di tonno, impresa che è già cominciata e in parte è riuscita. Affinché ciò avvenga, occorre un capitano, non un raccattapalle che metta insieme tutti i «punti di caduta», visto che l'Italia intera è un Paese in caduta libera, visto che «il morbo infuria e il pan ci manca» - pandemia e crisi economica - come ai tempi della guerra e peste di Venezia del 1849.

La scelta di sostenere questo governo ha non solo lo scopo di rimettere a posto sanità ed economia a pezzi, ma di ridare vita alla democrazia liberale che Grillo e i suoi hanno cominciato a distruggere. Questo è il punto non di caduta, ma di riscossa su cui l'intero centrodestra dovrebbe ripartire senza svenarsi sulle differenze.

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