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Tra rottura e spettri della storia. Usa-Germania, ora l'asse vacilla

Lo schieramento occidentale è messo a dura prova come già sul Vietnam e sulla prima guerra in Irak

Tra rottura e spettri della storia. Usa-Germania, ora l'asse vacilla

Un dubbio inquietante aleggia sull'Europa: il 28 maggio 2017 potrebbe entrare nei libri di storia come il giorno in cui è finito l'ordine mondiale postbellico e si sono poste le basi per la prima frattura dello schieramento occidentale dal 1945, con un'Europa a guida tedesca, ormai priva del «freno» britannico, in rotta di collisione con gli Stati Uniti su questioni vitali per entrambi, come il futuro della Nato, la protezione dell'ambiente e la libertà dei commerci? A scatenare le speculazioni è una frase pronunciata da Angela Merkel in una birreria di Monaco durante un comizio elettorale: «I tempi in cui potevamo contare pienamente su altri sono finiti, come ho verificato nei giorni scorsi. È tempo che noi europei prendiamo il nostro destino nelle nostre mani».

Chi ha preso la dichiarazione alla lettera, ha citato un articolo comparso contemporaneamente sulla edizione domenicale della Faz, contenente i particolari di un piano segreto della Cancelliera, da lanciare in sintonia con la Francia di Macron dopo le elezioni di settembre, per una radicale riforma in senso federale dell'Unione europea. Molti, a cominciare dal presidente della Commissione Juncker, si sono affrettati a gettare acqua sul fuoco, ribadendo l'importanza della alleanza con Washington, ma altri hanno preso le parole della Merkel abbastanza sul serio per cominciare a disegnare i nuovi scenari che potrebbero aprirsi nel caso che Trump non receda dalle sue posizioni più intransigenti sul clima, continui a pretendere quattrini dagli alleati della Nato senza più offrire loro la protezione incondizionata di una volta e insista a considerare i tedeschi «molto cattivi» perché vendono troppe auto negli Usa sottraendo posti di lavoro agli operai americani (la frase che ha fatto più infuriare Angela).

Che, con la presidenza Trump, i rapporti transatlantici siano nettamente peggiorati non è certo una novità: si percepisce, anche attraverso le uscite estemporanee del nuovo presidente, un quasi inedito senso di distanza. Prima di ipotizzare una rottura definitiva, conviene tuttavia ricordare che nel dopoguerra ci sono già state almeno altre due grosse crisi, in occasione della guerra del Vietnam e quando Bush invase l'Irak nonostante la strenua opposizione di Parigi e Berlino. Ci volle un po' di tempo, poi le cose si aggiustarono. Adesso, tuttavia, i tre principali contenziosi sono più difficili da risolvere, perché riguardano l'assetto futuro del mondo; e un'Europa che volesse davvero «prendere il destino nella sue mani» allentando, se non rompendo, l'asse con Washington dovrebbe affrontare sacrifici, cambiamenti e forse anche frustrazioni rilevanti. Se volesse essere davvero autosufficiente in materia di difesa, specie ora che torna a esserci una minaccia russa, dovrebbe spendere somme ingenti e persa la Gran Bretagna dovrebbe fare affidamento solo sul modesto arsenale nucleare francese. Se, nel caso di una fuoruscita dell'America dal trattato di Parigi sul clima, o di una applicazione molto restrittiva degli accordi, la Ue volesse proseguire egualmente nella lotta ai gas serra, dovrebbe sobbarcarsi costi molto elevati senza in realtà influire molto sulla situazione. Ma sarebbe una guerra commerciale con gli Stati Uniti, con cui tutti i grandi Paesi della Ue hanno una bilancia largamente in attivo e che per molti costituisce il mercato più importante, a creare i maggiori problemi: che ci piaccia o non ci piaccia, su questo punto Trump ha il coltello dalla parte del manico.

La ipotesi più probabile, perciò, è che ci troviamo di fronte a una svolta, ma non a una rottura. La Germania è sicuramente la potenza dominante nella Ue, ma è difficile che tutti i 27 membri, specie quelli dell'Est, concordino al 100 per cento con la Merkel, e anche noi avremmo le nostre riserve.

Può darsi che il 28 maggio 2017 diventi una data importante, ma non paragonabile a quelle che cambiarono davvero la storia.

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