La rottura con gli ebrei: "Questo odio ci spinge tra le braccia della destra"

Il mondo ebraico deluso e preoccupato. "Non provano neanche a dire la verità"

La rottura con gli ebrei: "Questo odio ci spinge tra le braccia della destra"
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È una sinistra senza ebrei, quella fondata su Gaza. Una sinistra che - per bocca dei suoi leader - denuncia il «genocidio» in corso a Gaza, invoca sanzioni varie contro Israele, non chiede di disarmare Hamas e non cita neanche per sbaglio i palestinesi dissidenti anti-Hamas

È la sinistra che ha già messo in conto la rottura con lo Stato ebraico e con le Comunità della diaspora. Sempre più amareggiate, preoccupate per il clima di ostilità diffuso, e sempre più diffidenti nei confronti di uno schieramento un tempo amico. Ieri un flash mob si è celebrato davanti alla sinagoga, per rispondere alla piazza della sinistra. Tra i cartelli: «Bring them home now», «Free Gaza from Hamas» e «orgogliosi di essere ebrei, italiani e sionisti».

Impietoso il bilancio che traccia della manifestazione romana una delle voci più autorevoli del mondo ebraico italiano, Ugo Volli, semiologo, già critico letterario di importanti giornali di sinistra: «Antisemitismo, menzogne su Israele, odio per la democrazia occidentale, propaganda elettorale proibita dalla legge» è ciò che ha visto. «Tutte le ragioni per diffidare dai promotori e tenerli lontani dal potere» dice. E aggiunge che «non far menzione dei suoi crimini di Hamas e dei rapiti, e chiedere il ritiro dell'esercito israeliano da Gaza regalando una vittoria decisiva a Hamas» equivale ad «appoggiare» gli islamisti.

Le aspettative per il week-end non erano certo alte. Qualcuno della Comunità milanese venerdì ha partecipato all'evento di Italia viva e Azione al Parenti, molti sono stati alla larga da entrambe le manifestazioni.

«Cercano l'ebreo che abiura, quello che rinnega Israele» osserva Celeste Vichi, presidente dell'Unione Associazioni Italia Israele, che sottolinea: «Non c'è pace se si boicotta Israele». «Un campo largo senza le bandiere israeliane assomiglia di più al camposanto del diritto di Israele ad esistere» dice. Ma la delusione e la diffidenza per la piazza di Roma sono trasversali: «Il buongiorno si vede dal mattino e il poster della manifestazione e la scelta degli speaker preannunciano una giornata grigia e piovosa, oserei dire temporalesca - aveva detto in mattinata Roberto Della Rocca, imprenditore - La sinistra italiana ci butta verso le braccia della destra e questo non glielo perdonerò mai».

Si è riaperta una voragine che riporta le lancette della storia indietro di decenni, ai giorni del 1967 in cui con la Guerra dei sei giorni si consumò una drammatica rottura tra l'ebraismo italiano e il Pci, dopo gli anni della Resistenza e della Costituente, cui gli ebrei avevano dato un grande contributo. Una rottura che a fatica era stata ricomposta.

Stavolta sono stati ignorati gli appelli di Edith Bruck, testimone della Shoah, e a icona della giornata è stata eletta Luisa Morgantini, ex deputata eletta con Rifondazione Comunista, che ha inneggiato alla «Palestina libera da fiume al mare», dipingendo l'esercito di Israele come una accolita di «fanatici religiosi» dediti a uccidere con «crudeltà».

Amareggiato Walker Meghnagi, presidente della Comunità ebraica di Milano. «Il nostro stato d'animo è questo: questi personaggi fanno manifestazioni assurde per raccattare voti, senza neanche provare a dire la verità su Israele, attaccata da sette fronti.

Siamo amareggiati. Il rischio è l'antisemitismo, il rischio è l'odio. E se succedesse, come negli Usa, sarebbe colpa di Netanyahu, no? Tutto ciò resterà nella mente e nella testa di tutti i democratici, non solo ebrei».

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