Milano Ha detto di aver agito «d'impeto», pur mosso dalla volontà di farsi giustizia da solo, E.S., il 35enne che lunedì a Rozzano ha ucciso a colpi di pistola l'ex suocero già indagato per presunti abusi sessuali sulla nipotina. Ma gli inquirenti sono convinti che l'omicidio sia stato pianificato e infatti contestano all'uomo e al suo complice l'aggravante della premeditazione. Anche perché, è l'ipotesi investigativa emersa nelle ultime ore, il 63enne sarebbe stato invitato a tornare nella cittadina del Milanese dai suoi figli un paio di giorni prima dell'agguato. Si sarebbe trattato di una trappola insomma.
A.C., dopo che in famiglia si era saputo delle gravi accuse di violenze sulla piccola, aveva tutti contro. Anche i suoi stessi figli. Per questo si era trasferito a Napoli. Secondo il codice d'onore interno al nucleo, quell'uomo doveva essere punito. Il legame tra gli abusi e l'omicidio è confermato anche dal fatto che proprio lunedì, due ore prima della spedizione punitiva del 35enne poi arrestato, la bambina di 8 anni era stata sentita davanti al gip in un incidente probatorio. Alla presenza dei pm e dei legali la piccola aveva ripetuto le dichiarazioni già fatte in un'audizione protetta, poi cristallizzate in vista dell'eventuale processo. Non c'era l'anziano indagato, che a Rozzano era ospite di uno dei figli. Gli inquirenti starebbero indagando su altri componenti della famiglia, oltre al padre della piccola (ex convivente di una figlia della vittima), finito in manette insieme a un complice 27enne che ha guidato lo scooter dell'agguato.
L'inchiesta per omicidio è affidata ai carabinieri e coordinata dall'aggiunto Letizia Mannella. Quest'ultima è responsabile anche delle indagini, già in fase avanzata, sugli abusi. A denunciare il 63enne era stata proprio sua figlia, la mamma della piccola. La bambina le aveva confidato ciò che aveva subito dal nonno. Da quel momento la bimba non ha più avuto contatti con lui. Come poi hanno ricostruito le indagini partite lo scorso ottobre, l'anziano avrebbe abusato della nipotina per circa due anni, tra il 2016 e il 2018. Cioè da quando la piccola aveva sei anni fino alla scorsa estate. Succedeva in particolare nei periodi in cui l'uomo era ospite a casa della figlia, d'estate o per le feste. Nei primi interrogatori il 35enne, che ha precedenti penali, ha cercato appunto di negare di aver premeditato l'omicidio. E di sollevare da ogni responsabilità il giovane complice. «Quando l'ho visto (l'ex suocero, ndr) - ha dichiarato - ho avuto un black out improvviso e immediato».
Ieri la Procura ha inviato al gip Teresa De Pascale la richiesta di convalida dei due fermi e di custodia cautelare in carcere per l'accusa di omicidio volontario. Oggi a San Vittore si terrà l'interrogatorio di garanzia davanti al gip dei due indagati, difesi dall'avvocato Lucio Antonio Abbondanza.
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