La realtà capovolta. Il comune cincischia, la magistratura esamina con calma il caso, le autorità varie, che in Italia abbondano, disquisiscono e prendono tempo. Cosi Roberto Bolleri è ancora fuori di casa: casa sua. Nel suo appartamento, un' abitazione popolare regolarmente assegnata, si è installata abusivamente una famiglia marocchina che non ha nessuna intenzione di sloggiare. Sembra impossibile ma è la realtà che va in scena a La Spezia da più di un mese. In un rimpallo cavilloso di responsabilità. Tant'è che Bolleri, un invalido civile di 57 anni con più di un problema, per schiodare una situazione che non si vuol sbloccare, ha fatto ricorso alla misura più estrema: lo sciopero della fame. Non mangia per riavere quel che gli spetta di diritto. Un paradosso. E però lo sfregio non è stato ancora sanato. E la vicenda, rilanciata dalle telecamere delle tv, rischia di diventare una spina nazionale.
Tutto comincia ai primi di marzo: Bolleri non sta bene e chiede per qualche giorno ospitalità a un parente. Al ritorno la sorpresa, amarissima. Quelle stanze sono state occupate da una famiglia marocchina che non si spaventa per niente al suo arrivo. Lui chiede giustizia: l'8 marzo l'uomo sporge denuncia, ma l' Arte, l'ente regionale che gestisce il patrimonio immobiliare del Comune, non interviene. Troppo delicata la composizione del nucleo occupante: madre e tre bambini, più nonna e convivente siciliano della signora. Nessuno vuole mettere in mezzo alla strada tre minori, certo i più piccoli non devono andarci di mezzo, ma è un fatto che la legalità vada a farsi benedire. Bolleri, sconsolato, annuncia che l' Arte gli ha dato la più perfida e sconcertante delle risposte: deve essere lui e a risolvere la questione. Pare di sognare.
Luigi De Luca, consigliere di Area popolare, porta il caso in Comune e l'avvocato Cesare Bruzzi Alieti fonda addirittura un comitato per ottenere quel che dovrebbe essere scontato: il ritorno tra quelle mura del legittimo inquilino.
Sembra semplice e invece l' affare s'ingarbuglia. Venerdì 150 persone manifestano sotto l'abitazione dello scandalo, sventolando il tricolore; incredibile, la donna marocchina insulta con un gesto inequivocabile della mano la piccola folla e circostanza ancora più sorprendente, l'assessore alle Politiche sociali Mauro Bornia le fa visita. La giunta di centrosinistra di fatto si schiera con gli abusivi. E Bornia, non contento, se la prende con i manifestanti: «Le bandiere non c'entrano. Il marito di lei e italiano, ma non è questo il punto: potevano essere svedesi, oggi c'è stata una strumentalizzazione». Poi riapre l' interminabile trattativa con la mamma marocchina: «La soluzione si sta avvicinando: all'inizio la signora aveva rifiutato la nostra proposta perché voleva mantenere l'unità familiare e noi non avevamo abitazioni consone alla sua richiesta. Ora però abbiamo trovato una collocazione temporanea per lei e per i figli, il padre intanto avrà un' altra sistemazione».
Insomma, il Comune- chioccia riempie di attenzione la famiglia marocchina che però ha compiuto un sopruso, è entrata contro la legge, ha scavalcato le intasatissime graduatorie. «Il rischio - insiste De Luca - è che passi un messaggio devastante: il più forte ha tutti i diritti, i deboli niente». Bolleri, sempre più indifeso, aspetta stremato. Nei giorni scorsi è crollato ed è finito in ospedale. Ora si è ripreso ma non molla: avanti con lo sciopero della fame e pure con quello della sete. Da Genova l'assessore all'Urbanistica Marco Scajola, centrodestra, s'indigna: «Questa situazione è intollerabile».
E rischia di mandare a fondo qualunque certezza sullo stato di diritto. Intanto gli assediati, più dai media che dalle istituzioni, resistono e lanciano il loro ultimatum: se ne andranno solo quando avranno le chiavi di un' altra casa.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.