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Rubavano i dati degli anziani e svuotavano i conti

Decine i colpi messi a segno. Le vittime in molti casi non si erano accorte di essere state truffate

Rubavano i dati degli anziani e svuotavano i conti

Roma - Entravano negli uffici postali per ritirare assegni. Crediti di Stato, Irpef, che sottraevano ai veri destinatari. Le indagini partono da Roma e si estendono a Napoli, Siracusa e Cagliari. Solo nei tre mesi d'inchiesta ben 500mila euro vengono «intercettati» dalla banda, denaro rubato ai legittimi intestatari. Undici arrestati, tre sottoposti all'obbligo di firma. Uno dei truffatori, Giovanni Scognamiglio, percepisce persino il reddito di cittadinanza.

«I napoletani sono la mente del gruppo - spiegano i carabinieri del Provinciale Roma -, specializzati nell'individuare crediti dormienti e sottrarli prima di arrivare ai destinatari. I romani pensano a incassare i soldi con i santini, i documenti falsi». L'inchiesta dei carabinieri della compagnia Casilino prende il via quando un uomo viene fermato in un ufficio postale del Quadraro, al Tuscolano. Alfonso Cavalieri viene ammanettato mentre cerca di intascare un vaglia di 92mila euro intestato a un tale Gennaro Fortunato. I documenti sono clonati, accertano i militari. L'uomo avrebbe dovuto contattare un certo «Luigi», ovvero Massimiliano Turati, per comunicare che l'operazione è andata a buon fine. Questi, il giorno della riscossione mancata, si intesta un'altra sim per comunicare con il resto della gang. Non ci vuole molto per capire che le tre utenze sono collegate ad almeno 23 delle 50 truffe avvenute tra Lazio e Umbria fra gennaio 2016 e settembre 2017. Dalle intercettazioni delle varie utenze legate ai primi due numeri gli inquirenti scoprono un'organizzazione criminale ben consolidata. Maestri nell'individuare i destinatari dei rimborsi dell'Agenzie delle Entrate e nel rubare i loro assegni. Una volta in possesso del titolo originale, o clonato ad arte se non riescono a sottrarlo, basta una carta d'identità fasulla per incassare il credito.

Spesso i truffati non sanno nemmeno di esserlo: i criminali riescono persino a dirottare la comunicazione del rimborso. Sono gli stessi carabinieri a dare notizia del furto e del credito emesso a loro favore. Se i dati del legittimo proprietario non coincidono con «l'attore» che deve entrare in scena allo sportello, la banda ricorre a dei figuranti, prestanome occasionali dalle caratteristiche fisiche vicine al malcapitato. Gli indagati: Giuseppe De Santis, detto «il vecchio» o Maradona, Antonio Pacella, Marco Marchi, Stefano Giulianelli, il «pelato», Walter Fabbri, Giovanni Scognamiglio, Ciro Agrillo, Biagio Sorrentino, Vincenzo Crisciuolo, Antonio Cannas detto «Giampiero», Paolino Caccavale, Salvatore Febbraio, Giovanni Galeota, tutti fra i 25 e i 77 anni.

Le accuse vanno dall'associazione a delinquere finalizzata alla truffa allo Stato, ricettazione, possesso e fabbricazione di documenti falsi, sostituzione di persona.

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