Dal Ruby Ter all'urbanistica: ultima indagine prima dell'addio

Tiziana Siciliano, procuratore aggiunto che ha scosso Milano, lascerà a dicembre. Quarant'anni di carriera tra l'insofferenza ai poteri forti e la lotta alla malasanità

Dal Ruby Ter all'urbanistica: ultima indagine prima dell'addio
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Un finale pirotecnico di carriera, un addio alla toga che lega per sempre il suo nome a un passaggio cruciale della cronaca giudiziaria milanese. Per Tiziana Siciliano, procuratore aggiunto della Repubblica nel capoluogo lombardo, l'inchiesta che ha portato il sindaco Beppe Sala nel registro degli indagati per lo scandalo dell'Urbanistica, è l'atto conclusivo di una lunga storia d'amore con la toga: iniziata nel novembre del 1986, quando prese servizio in magistratura, e destinata a concludersi il prossimo 19 dicembre, col compimento del settantesimo anno d'età e il pensionamento. Quasi quarant'anni di lavoro in cui si è occupata di inchieste di ogni tipo, e dove un filo conduttore si può forse trovare in una certa insofferenza verso i poteri forti, e in una visione un po' salvifica del ruolo della giustizia. Che è poi nel Dna della corrente che l'ha appoggiata senza successo alle ultime elezioni per il Csm: Area, il correntone di sinistra.

Nella squadra che ha firmato la richiesta di arresto del costruttore Manfredi Catella e dell'assessore Giancarlo Tancredi, la Siciliano ha il ruolo di prima punta. Accanto a sé ha tre pubblici ministeri (Paolo Filippini, Mauro Clerici e Marina Petruzzella) anch'essi rodati; e sopra ha un capo, Marcello Viola, che nella storia della Procura milanese ha segnato una svolta: dopo decenni di autarchia, la sua nomina da parte del Csm è stato il primo vero cambio di guida. Viola ha impiegato un po' di tempo a prendere le misure sia della Procura (organismo complesso, quasi cento pubblici ministeri, un congruo numero di "prime donne") che della città. Poi è partito all'attacco. E ha affidato alla Siciliano la guida delle indagini che hanno scardinato Milano.

Lei non si è fatta pregare. Come per la prima inchiesta che la rese nota in città, quando anni fa un altro capo, il procuratore aggiunto Alfredo Robledo, l'aveva voluta con sé in un'inchiesta anch'essa mirata contro i vertici comunali, che li portò a incriminare il sindaco Gabriele Albertini e il suo vice Riccardo De Corato per falso ideologico: partirono entrambi a testa bassa, salvo poi dopo un anno chiedere l'archiviazione di tutte le accuse, Albertini però finì di nuovo sotto processo per avere parlato di "metodi da Gestapo" negli interrogatori. Ma la vera passione in quegli anni furono le inchieste sulla malasanità, in prima fila contro gli abusi dei medici, e poi su su fino ai vertici della sanità lombarda, con l'avviso di garanzia al braccio destro del governatore dell'epoca, Roberto Formigoni, Carlo Lucchina, poi anche lui assolto; e con il top toccato con l'unica condanna all'ergastolo inflitta a un medico, il chirurgo milanese Roberto Brega Massone, chiesta dalla Siciliano e ottenuta in primo grado e in appello, ma poi ridimensionata dalla Cassazione.

Il trionfo mediatico arriva però negli ultimi anni, con i processi che la fanno diventare un volto da telegiornale: quello a Marco Cappato per il suicidio assistito di Dj Fabo, e quello a Silvio Berlusconi per il caso Ruby ter. Nel primo processo, ribaltando i ruoli consueti, la Siciliano si batte per l'assoluzione dell'imputato, e riesce ad ottenerla dopo avere portato il tema dell'eutanasia fino alla Corte costituzionale. Processo drammatico, in diretta tv, con la pm che non riesce a trattenere le lacrime per la commozione. Nel Ruby ter invece si batte strenuamente per la condanna del Cavaliere e delle sue giovani ospiti, accusandole di avere mentito sotto giuramento sulle allegre cene di Arcore.

Le va malissimo, assolti in primo grado e in appello, ma non molla, va fino in Cassazione e ottiene un nuovo processo. Non sarà lei a occuparsene, e nel frattempo l'unico vero imputato è morto. Ma l'inchiesta sull'Urbanistica, l'assalto al cielo della ex "capitale morale" sono una consolazione sufficiente.

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