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"Rushdie ha perso un occhio e non ha più l'uso di una mano"

L'agente parla dello scrittore aggredito due mesi fa. Per l'attentatore islamico "ha offeso la nostra religione"

"Rushdie ha perso un occhio e non ha più l'uso di una mano"

Salman Rushdie ha perso la vista da un occhio e l'uso di una mano dopo l'attacco subito due mesi fa mentre teneva una conferenza nello stato di New York. L'autore 75enne, che ha ricevuto minacce di morte dall'Iran negli anni Ottanta per il suo libro Versi Satanici, è stato aggredito lo scorso 12 agosto poco dopo essere salito sul palco per un discorso sulla libertà artistica a Chautauqua, cittadina nella zona occidentale dell'Empire State che d'estate offre una vasta programmazione artistica e letteraria.

Da tempo non si avevano notizie sulle condizioni di Rushdie, ma ora il suo agente in un'intervista al Pais, rilanciata dal New York Times, ha spiegato che «le sue ferite sono profonde e ha perso la vista da un occhio». «Aveva tre ferite gravi sul collo - ha aggiunto Andrew Wylie - Una mano è immobilizzata perché i nervi del braccio sono stati recisi. E ha circa altre 15 ferite sul petto e sul torso. È stato un attacco brutale». L'agente non ha voluto rivelare se lo scrittore sia ancora in ospedale, sottolineando come la cosa più importante è che vivrà. Wylie ha poi affermato che la possibilità di un'aggressione era qualcosa di cui lui e Salman avevano «discusso in passato». «Il pericolo principale che ha dovuto affrontare così tanti anni dopo l'imposizione della fatwa è stato quello di una persona a caso che esce dal nulla e lo attacca - ha affermato - E non puoi proteggerti da questa cosa perché è totalmente inaspettata e illogica. È stato come l'omicidio di John Lennon». L'attentatore di Rushdie, il 24enne del New Jersey Hadi Matar, arrestato subito dopo l'attacco, si è dichiarato non colpevole e ha sostenuto di aver tentato di ucciderlo perché ha attaccato l'Islam. «Non è una brava persona, non mi piace quell'uomo - ha detto a una settimana dal gesto estremo dalla prigione nella contea di Chautauqua - Ha attaccato le credenze degli islamici, il loro sistema di valori». Il giovane, in un'intervista esclusiva al New York Post, si è definito «sorpreso» che lo scrittore fosse ancora vivo. Matar non ha rivelato se è stato ispirato dal defunto leader supremo iraniano, l'Ayatollah Ruhollah Khomeini, che ha emesso una fatwa, un editto, chiedendo la morte di Rushdie nel 1989 a causa del suo libro Versi Satanici.

«Rispetto l'Ayatollah, penso che sia una persona fantastica, questo è quanto posso dire a riguardo», ha proseguito, precisando di aver «letto solo un paio di pagine» del controverso romanzo. Il 24enne ha anche negato di essere stato in contatto con i pasdaran iraniani, ammettendo tuttavia di essersi «ispirato» per l'attacco guardando video di Rushdie su YouTube: «Ho visto molte conferenze, non mi piacciono le persone che sono false in quel modo». Lo scrittore di origine indiana naturalizzato britannico, che nelle sue opere unisce mito e fantasia con la vita reale, ha vissuto nascosto per quasi un decennio sotto la protezione della polizia dopo la fatwa dell'Ayatollah. Dietro di lui operava infatti una rete di sicari pronti ad ucciderlo e nell'agosto del 1989 una bomba scoppiata in anticipo in un albergo londinese vicino alla stazione di Paddington uccise uno degli attentatori, Mustafa Mahmoud Mazeh. Solo nel 2005 un giornalista del Times scoprì in un cimitero di Teheran una lapide che commemorava Mazeh come «il primo martire morto in una missione per uccidere Salman Rushdie». Due anni dopo, nel luglio del 1991, il traduttore italiano dei Versetti, Ettore Capriolo, fu picchiato e ferito a coltellate nella sua casa milanese. L'aggressore voleva conoscere l'indirizzo di Salman. Nello stesso mese fu poi assassinato il suo traduttore giapponese, Hitoshi Igarash. Anche l'editore norvegese del libro, William Nygaard, e il traduttore Kari Risvik, furono minacciati dalla rete anti-Rushdie.

Nonostante fossero messi sotto protezione, Nygaard venne ferito a colpi di pistola l'11 ottobre del 1993.

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