Russia, attivista gay uccisa vicino a casa: era stata minacciata

Yelena Grigorieva temeva per la sua vita, ma non è stata protetta

Russia, attivista gay uccisa vicino a casa: era stata minacciata

Yelena Grigorieva se lo sentiva. Aveva perfino chiesto ai suoi amici di occuparsi del suo gatto nel caso che le fosse successo qualcosa di brutto. E ora è di poca consolazione, con tutto il rispetto per il felino, che qualcuno si stia prendendo carico delle sue necessità. Perché significa che Yelena, una delle più note e coraggiose attiviste di San Pietroburgo per cause sgradite al governo, è morta. Morta ammazzata. L'hanno trovata domenica vicino a casa sua, straziata a coltellate e strangolata per buona misura. Ed è l'ennesimo caso lì a dimostrare che in Russia alzare la voce contro il potere può costare molto caro.

La Grigorieva, che aveva 41 anni, non mancava una manifestazione antigovernativa: era in prima fila per i diritti degli omosessuali (che il partito del presidente Vladimir Putin non ha certo in simpatia), ma anche tutte le volte che si chiedeva la liberazione dei prigionieri ucraini per motivi di opinione, il più noto dei quali è il regista Oleh Sencov, oppure la fine della «guerra dimenticata» nel Donbass, o ancora elezioni veramente libere in Russia. Dava fastidio, perché sembrava che facesse apposta a demolire la propaganda del Cremlino: sulla sua pagina Facebook, ad esempio, c'è una foto che la ritrae con uno striscione che chiede l'avvento di «una Russia di cui i cittadini non debbano avere paura, ma da cui sentirsi ispirati».

Ma è stata probabilmente la sua costante azione in difesa degli omosessuali a costarle la vita. Ancora di recente aveva sbandierato una scritta che denunciava la presenza in Russia di cinque milioni di gay «costretti a nascondersi a causa di arretratezza e odio». Odio ampiamente riscontrabile nell'ideologia tradizionalista-nazionalista che va per la maggiore nella Russia di oggi: nei giorni scorsi ad esempio, nella città di Ekaterinburg, un sinistro «liquidatore di gay» aveva firmato il perentorio invito al locale centro Lgbt a chiudere baracca «prima che vi succeda qualcosa di molto brutto e molto triste». Quel qualcosa è successo a San Pietroburgo a Yelena Grigorieva, che pure pochi giorni fa aveva denunciato alla polizia di aver ricevuto pesanti minacce. Invano, perché nulla era stato fatto per proteggerla. Unica a intervenire concretamente era stata l'autorità di controllo su internet, che proprio la settimana scorsa aveva fatto chiudere un sito russo che invitava la popolazione a mobilitarsi contro gli attivisti per i diritti dei gay: c'era una lista di nomi, e quello della Grigorieva era in testa. Dopo il suo omicidio, risulta che sia stata arrestata una persona.

Gli odiatori violenti degli omosessuali in Russia trovano una sponda nelle posizioni ufficiali del governo di Mosca. Dal 2013 è in vigore una legge che proibisce la «propaganda gay tra i minori», e il fatto che spesso gli attivisti Lgbt abbiano vedute antigovernative fa sì che il più delle volte le loro richieste di autorizzazione a manifestare vengano respinte: un anno fa, per esempio, una decina di persone erano state arrestate a San Pietroburgo per aver ignorato uno di questi divieti.

È successo anche che oppositori omosessuali di Putin abbiano scelto di lasciare la Russia temendo per la propria vita: il caso più noto è quello della nota giornalista e scrittrice Masha Gessen, che si è trasferita a New York.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica