La Russia colpisce duro: Putin ha fame di territori. A Sumy 70mila evacuati

Prima di sedersi al tavolo lo zar vuole consolidare le posizioni. Zelensky sente Erdogan per il vertice

La Russia colpisce duro: Putin ha fame di territori. A Sumy 70mila evacuati
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È stata un'altra notte d'inferno per l'Ucraina, presa d'assalto da un centinaio di droni e da missili balistici che hanno provocato 12 morti tra i civili nelle regioni di Kharkiv, Sumy e Donetsk. Mosca picchia duro. Putin sa perfettamente che prima o poi dovrà sedersi al tavolo negoziale, ma prende tempo per cannibalizzare il più possibile nuovi territori e andare ben oltre il congelamento delle attuali linee del fronte. Lo zar per fermarsi chiede anche assicurazioni scritte ai principali Paesi occidentali sulla rinuncia della Nato di espandersi a Est. Tornando al campo di battaglia, stime d'intelligence confermano che la Russia controlla il 99% dell'oblast di Luhansk, il 66% del Donetsk, il 73% di Zaporizhzhia e Kherson, e un 20% del Kharkiv.

L'ordine impartito dal Cremlino al generale Gerasimov è di avanzare ulteriormente. Non è un caso che proprio ieri sia iniziata una nuova offensiva su Zaporizhzhia, mentre a Nord-Est il Sumy è in fiamme, tant'è che l'amministrazione locale ha firmato un ordine d'evacuazione obbligatoria dei circa 70mila residenti in 11 località. Come se non bastasse le forze armate russe stanno tagliando le rotte di rifornimento ucraine in diverse direzioni del Donetsk per poi costruire un'efficace testa di ponte verso Zaporizhzhia e il territorio «vergine» del Dnipropetrovsk.

Se è vero che dallo scorso febbraio Zelensky aveva lasciato intendere di poter accettare l'occupazione temporanea dei territori confiscati dalla Russia, senza però rinunciare un giorno a rivendicarli, negli ultimi tre mesi gli scenari sono cambiati. L'attacco su larga scala sta rappresentando una sfida quasi impossibile per l'esercito ucraino, meno equipaggiato da Washington. Da qui la richiesta di un cessate il fuoco imminente che verrà presentato alla controparte russa dalla delegazione di Kiev domani a Istanbul. In preparazione di un vertice sul quale gli osservatori nutrono poche speranze di accordi, Zelensky ha parlato al telefono con il presidente turco Erdogan. «Condividiamo l'opinione che questo incontro non possa e non debba essere vuoto», scrive su X. Erdogan tuttavia guarda oltre, tentando di preparare un vero tavolo risolutore con Zelensky, Putin, Trump (sfruttando «la fase iniziale del ripristino dei contatti Usa-Russia» confermata dal vice ministro degli Esteri Rudenko), e magari anche con la Coalizione dei volenterosi (che valuta di rafforzare le capacità di difesa di Kiev) guidata da Macron. Qualcosa d'importante potrebbe saltar fuori magari il 5 giugno, nel corso del bilaterale alla Casa Bianca tra Trump e il cancelliere tedesco Merz. Gli Stati Uniti non vogliono che i negoziati si trascinino per anni, ha dichiarato la portavoce del Dipartimento di Stato Bruce a Fox News.

Macron ieri è stato irriso dal portavoce del Cremlino Peskov che ha commentato il presunto schiaffo di Brigitte affermando che «quando una moglie schiaffeggia il consorte c'è un motivo». E sulla politica dell'Eliseo ha aggiunto che «Parigi dirige i suoi sforzi solo per aumentare la pressione su Mosca. Macron non capisce lo stato delle cose». Ne è convinta anche Pechino, bacchettandolo dopo che venerdì aveva tracciato un parallelo tra la situazione in Ucraina e quella di Taiwan.

Moscow Times intanto smonta la narrativa del Cremlino, rivelando che lo sventato attacco di droni nel Kursk all'elicottero di Putin non era altro che «una performance mediatica coordinata per far ben figurare le istituzioni».

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