Politica

Russiagate e spie americane: guerra atomica Salvini-Conte

Il premier chiarirà sugli incontri tra gli 007. I giudici: è chiaro che i soldi del Metropol fossero destinati alla Lega

Russiagate e spie americane: guerra atomica Salvini-Conte

Uno-due, diretto-gancio, è Conte il bersaglio, l'anello debole, il punchingball che la Lega ha scelto di colpire. Più di Di Maio, quasi come Renzi, adesso è lui, «l'uomo che pensa solo al ciuffo e alla poltrona», il nemico numero uno di Matteo Salvini.

La manovra a tenaglia scatta al mattino, dagli schermi di Agorà. Il leader leghista spara il primo colpo sui rapporti nebulosi con gli americani e sul possibile coinvolgimento italiano nel Russiagate. «Il presidente del Consiglio usa gli 007 come una dependance, spieghi al Paese se qualcuno ha sbagliato e se ha qualcosa da nascondere». Insomma, «è uno scandalo, se il premier ha la coscienza pulita venga a riferire in Parlamento». Salvini vuole conoscere i dettagli sugli incontri dei nostri responsabili della sicurezza con il ministro Usa William Barr e il procuratore John Duhram. Dopo un po' i capigruppo Molinari e Romeo formalizzano la richiesta. «Sarebbe gravissimo - dicono - se avesse usato i servizi segreti per fini personali». Passa qualche ora ed ecco la seconda botta: il Carroccio deposita a Palazzo Madama un'interrogazione sulla carriera accademica di Conte. Barbe finte, trame internazionali, sospetti di interventi di Washington sulla svolta politica italiana. C'è un po' di tutto tra i cocci di un rapporto ormai logoro.

Eppure, soltanto un mese e mezzo fa, uno era premier, l'altro ministro dell'Interno, erano alleati, avevano firmato un contratto di governo, sedevano attorno allo stesso tavolo, varavano e difendevano le stesse leggi. Sorrisi, foto, strette di mano, conferenze stampa congiunte. Non si amavano, ma nemmeno si odiavano e, al di là di qualche polemicuccia, non litigavano in pubblico anche perché era chiaro chi tra i due comandava. Poi la crisi a Ferragosto, il duro discorso di Conte in Parlamento e la nascita del governo giallorosso hanno rovesciato un mondo. Ora si detestano e il premier è diventato il nemico giurato del leader della Lega, a caccia di rivincite. E la vuole in Parlamento, dove qualche settimana fa, a metà di una torrida estate, il premier lo ha strapazzato, anche parlando del caso Russia. Proprio ieri i giudici del Riesame di Milano hanno rimarcato che dalla trascrizione dell'audio «rubato» all'hotel Metropol si evince come il «denaro fosse necessario per finanziare la campagna elettorale della Lega» e hanno respinto il ricorso presentato da Savoini per opporsi al sequestro di documenti e telefoni avvenuto il 15 luglio a casa sua.

Sempre all'estate risalirebbe il viaggio segreto a Roma degli americani. «Io non sono stato informato di niente - spiega Salvini - A Ferragosto ero a Castelvolturno e Conte non mi fece nemmeno un colpo di telefono. Se neanche i vicepremier sapevano di scandali internazionali o di fondi che non si troveranno mai... Il premier spieghi se ha usato i servizi come suoi portatori di bevande». In serata fonti di Palazzo Chigi, assicurano che al presidente Conte non risulta alcuna anomalia di comportamento da parte dei vertici servizi segreti. Inoltre il premier, prima di esprimersi pubblicamente su tale vicenda, si riserva di riferire al Copasir per correttezza istituzionale. Ma ancora più scabroso per il premier potrebbe essere l'altro versante di accuse. Conte si è già difeso, ha spiegato la natura dei suoi rapporti con lo studio Alpa, ha negato possibili conflitti d'interesse. Però ora il Carroccio chiede di più.

Domanda, ad esempio, «se reputi opportuno che un premier, nell'escludere un conflitto, ricostruisca i fatti omettendo di esplicitare elementi decisivi».

Commenti