Olimpiadi

Sala avverte i politici: "No amici degli amici"

Il sindaco di Milano fissa regole sui manager (e si prepara al voto anticipato dopo l'estate)

Sala avverte i politici: "No  amici degli amici"

Braccia alzate al cielo, urlo liberatorio, coro «Italia, Italia». Il sindaco di Milano Beppe Sala un secondo dopo l'annuncio della vittoria di Milano-Cortina per la sede delle Olimpiadi invernali 2026 ha perso la testa. Le immagini hanno fatto il giro del web. Recuperato l'aplomb, ieri nel viaggio di ritorno con il treno delle 8.18 da Losanna ha provato a raccontare che un'esultanza «così adrenalinica» non gli era mai capitata, salvo ammettere il precedente del 22 maggio 2010, la famosa notte del «triplete» che consegno la Champions all'Inter. Passa il tempo a rispondere ai messaggi («ho ricevuto almeno 500 whatsapp»), la sera prima ha festeggiato ballando alla festa organizzata dal Cio al Lausanna Palace e cantato O'mia bela Madunina in coppia con il governatore lombardo Attilio Fontana. Ma torna subito al pragmatismo milanese e chiarisce che «non bisogna perdere tempo». Nella gara contro Stoccolma-Are l'Italia si è presentata compatta, il sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti, il premier Giuseppe Conte, ovviamente i governatori leghisti del lombardo-veneto Fontana e Attilio Zaia hanno fatto squadra e «nessuno ha voluto primeggiare». E «mi interessa - chiarisce Sala - che la politica continui a mantenere questo patto, ora inizia la partita altrettanto difficile della governance. Non tollererò che possano essere chiamati a gestire i Giochi gli amici degli amici, non sarà una passeggiata e non è pensabile rivolgersi ai fidati, a quelli vicini a una parte politica, vanno scelti i più bravi. Sulla formula di gestione e sulle regole di selezione delle persone bisogna essere molto trasparenti». Avvertimento rivolto sopratutto alla Lega. Giorgetti a caldo ha riferito di avere «già in mente un top manager». Per Sala «è sbagliato dire di avere già in mente un manager, prima che uno di noi si azzardi a fare nomi ora bisogna sedersi e fissare le regole». Numero uno: «Decidiamo se deve aver operato solo nel privato o anche nel pubblico, io avevo fatto il dg in Comune ed è stato l'ideale in Expo». Regola numero 2: «Prendere qualcuno che abbia volontà di restare in carica fino al 2026, i cambi di governance sono pericolosi». Sulla formula di gestione, dopo l'esperienza da manager di Expo è «un po' perplesso sulla spa, vincola molto, bisogna trovare modalità diverse». Se si opta per un commissario «va deciso subito e non alla fine, coinvolgendo chi ha esperienza di realizzazione. Io posso dare il mio contributo per Expo, detto che non ho alcuna intenzione di mettere le mani sulle Olimpiadi». Chiude al neo governatore Fi del Piemonte Alberto Cirio che chiede di rientrare nei «giochi» dopo il niet della sindaca di Torino M5s Chiara Appendino. «Dopo tutti gli sforzi fatti chi cede parte delle proprie gare? Milano certamente no». La Appendino gli ha mandato un sms. Del capo del Coni Giovanni Malagò dice che «è stato un buon capitano», gli svedesi «hanno sbagliato a puntare su Nobel e capo degli industriali, davanti a membri Cio ha prevalso la freschezza delle nostre atlete Goggia-Moioli-Fontana». Ma la sindaca di Stoccolma ha incassato bene: «L'ho vista a colazione, mi ha chiesto di darle un'occasione per venire a Milano». Con la principessa Vittoria di Svezia prima del voto ha scambiato «parole carine sulla vicinanza dei Paesi e scaramanzie». E in Svizzera potrebbe aver ricevuto da Giorgetti tempi certi sulla crisi di governo, metà luglio o prima, se ha deciso di rinviare il rimpasto di giunta.

Se si voterà a settembre-ottobre qualche assessore potrebbe candidarsi alle Politiche.

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