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Sala ci ripensa: "I migranti? Troppi, vanno ridistribuiti"

Il sindaco di Milano li considerava una risorsa. Ora sono diventati un flagello: "Prezzo altissimo"

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Milano - Contrordine compagni. E niente, gli immigrati non sono più una risorsa e non dobbiamo nemmeno ringraziarli perché dall'Africa affrontano un viaggio così pericoloso per venire in Europa e soprattutto in Italia per pagarci le pensioni. Dopo aver sbattuto contro il muro della realtà, il castello di sogni e soprattutto bugie crolla sulla miseria di una visione geopolitica che evidentemente non sta in piedi. Insieme alla truffa della sinistra e magari anche di una fetta di Chiesa cattosinistra che al di là del mare pensavano di pescare nuova manovalanza: fedeli con cui riaffollare le messe e un po' di voti con cui rimpinguare un paniere che si va sempre più svuotando.

Tutto volatilizzato da quando i sindaci hanno fatto i conti, anche in senso patrimoniale, con il costo di un'immigrazione incontrollata e incontrollabile. Un flagello per le città e soprattutto per Milano diventata il vero porto di sbarco di una moltitudine migrante in cerca di una risposta alla disperazione. Tragedia umana a cui non si risponde con le utopie, come ha dovuto finalmente confermare anche il sindaco Giuseppe Sala che ora chiede una ridistribuzione degli immigrati. Proprio quello che il governo Meloni chiede all'Europa suscitando l'indignazione dei politici progressisti che predicano un'irrealizzabile accoglienza.

«Quello che a mio avviso non va - ha tuonato ieri Sala - è che la logica di redistribuzione non è chiara e uniforme. Come l'Italia chiede di risistemare i migranti in tutta Europa io, da sindaco di Milano, chiedo che vengano redistribuiti in tutte le città e i Comuni, altrimenti è evidente che il prezzo che noi paghiamo è eccessivo». Non solo. «Il numero degli arrivi è significativamente aumentato, questo a dimostrazione del fatto che non ci sono dichiarazioni elettorali che tengano», ha aggiunto spiegando che a Milano sono stato censiti 1.300 minori non accompagnati. «Ma sappiamo che ce ne sono altri 200, 300, 400 che non abbiamo contato perché sfuggono a un controllo. Oggettivamente tanti, troppi». Di qui il grido di dolore. «Non abbiamo strutture e non è solamente il problema di dare uno spazio perché questi ragazzini che hanno 16 anni o si riesce ad integrarli o rischiano di finire nelle mani della criminalità. Io credo il primo punto sia una più equa distribuzione, di questo vorrei parlare anche con il ministero». Bentornato sulla terra. Anche perché per accorgersi di quanto sta succedendo in città, sarebbe bastato dare ascolto al puntuale discorso del questore Giuseppe Petronzi lo scorso 14 aprile alla Festa della Polizia. «Una riflessione serena e di carattere sociologico - ammoniva - andrebbe fatta a proposito del 73 per cento del totale degli arrestati per rapine commesse sulla pubblica via rappresentato da stranieri. Per i furti con destrezza la percentuale arriva al 95 per cento». Questo sottolineando, in un argomentare documentato, che fenomeni di questo genere non si analizzano con i numeri, ma comprendendone le strutture.

Parole che hanno anticipato flussi ancor più consistenti che hanno mandato al collasso le strutture recettive. «È chiaro - ha fatto eco ieri il governatore Attilio Fontana - che sull'accoglienza dei migranti la Lombardia è arrivata ai suoi limiti. Ora serve un incontro con tutte le Regioni alla presenza dei Comuni e del governo per studiare strategie che ci consentano di dare risposte più efficaci». Mantenendo comunque una prospettiva più ampia.

«Un problema che si risolverà solo nel momento in cui ci sarà un intervento diretto dell'Europa: noi stiamo già facendo tutto quanto necessario per rendere sostenibile la situazione».

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