Sala nuovo capo della sinistra che fa carriera con i migranti

Il sindaco di Milano guida radical chic e buonisti che minimizzano l'allarme terrorismo. Per calcolo politico

C he Dio, qualunque Dio buono e misericordioso possa maledirli. E dannare in eterno chi ha messo i chiodi nella bomba per far strage di bambini proprio nel luogo della festa e della gioia. Abbia misericordia, invece, di chi anche nel momento del dolore cerca non un senso, ma almeno una spiegazione a tanto orrore.

Detto questo e per portare in Italia la devastazione delle carni e dello spirito che ha straziato a Manchester l'intera civiltà occidentale, un buon punto di partenza potrebbe essere Milano. La città che si candida ad avamposto della riflessione e delle pratiche che riguardano profughi e immigrazione. Perché sarebbe troppo comodo mettere il vestito candido delle anime belle e rifiutarsi di ragionare su quello che è ormai evidente essere un abbraccio letteralmente mortale. Non confondiamo «terrorismo con immigrazione» ha ammonito, invece, il sindaco Giuseppe Sala che dopo una vita da buon borghese conservatore ha scoperto questa sua vena da sanculotto barricadero. Dopo la carneficina chiede di rafforzare i controlli e s'impegna a «porre il tema dei concerti a san Siro». Come se l'apocalittico tema dell'immigrazione si potesse affrontare come una semplice questione di ordine pubblico e non invece, come dovrebbero fare politici e sindaci di rango, con una grande capacità di visione che coinvolga il futuro e il destino di figli e nipoti, non semplicemente il piccolo tornaconto della prossima tornata elettorale. Ché di politica miope l'Italia ne ha avuta già fin troppa e ora c'è poco da scherzare.

Qui non si tratta solo di occuparsi della sistemazione di centinaia di migliaia di profughi, magari sarebbe il caso di cominciare a pensare che se qualcuno in nome di un'ideologia o peggio di una religione fa strage di bambini non c'è solo un'emergenza immigrazione, forse siamo già in guerra. Perché se non tutti gli islamici sono terroristi (e ci mancherebbe), di certo tutti i terroristi oggi sono islamici. E uccidono nel nome di Allah.

«Perché Sala ragiona così? Perché s'accoda alla peggior sinistra» con i Bersani, i Gino Strada, i Vecchioni, le Camusso, le Boldrini e i violenti dei centri sociali, si chiedono oggi molti moderati che proprio per la sua biografia si erano convinti a votarlo nella speranza di portare un po' verso destra il timone lasciato da Giuliano Pisapia. A spiegarlo forse un vecchio mestierante della politica come Pier Luigi Bersani sabato durante la manifestazione pro migranti: «Questo 20 maggio è una specie di 25 aprile dei tempi nuovi». Un nuovo feticcio per la sinistra che dopo aver visto naufragare il marxismo e il comunismo sotto i colpi della storia e aver lucrato sulla Liberazione, oggi si aggrappa al nuovo mito dell'immigrazione «buona» e al buonismo sull'immigrazione per incassare un pugno di voti. Non necessariamente quelli degli extracomunitari ai quali comunque non vede l'ora di concedere il voto, ma di quella borghesia radical che finita la manifestazione risale negli attici e si fa servire dai domestici filippini, mentre gli extracomunitari tornano nelle baracche.

«Aboliamo la legge Bossi-Fini», ha alzato i toni l'assessore rosso Pierfrancesco Majorino, giustamente ebbro del successo (almeno mediatico) della marcia pro migranti. Ma «aboliamo la Bossi-Fini» ha incomprensibilmente ripetuto a pappagallo anche Sala. Ma questo cosa significa? Che per venire in Italia un extracomunitario non dovrà più dimostrare di avere un lavoro? E che dopo essere venuto senza lavoro avrà magari diritto al reddito di cittadinanza? E che se una volta ben pasciuto farà nascere figli a grappoli, quelli saranno come ha chiesto il presidente del Senato Pietro Grasso, tutti italiani? Pronti magari, come sta succedendo, dopo essersi radicalizzarsi a farsi saltare in mezzo ai bambini? È questo che vuole sindaco Sala, insieme ai suoi compagni della sinistra? Non tutti gli immigrati sono così. È vero, lo sanno tutti.

Ma questo non è una buona giustificazione per destinare al declino la nostra civiltà. Perché se fino a oggi l'Italia è stata per motivi intuibili (e non intuibili) una terra franca per il terrorismo, non è detto che questo durerà per sempre.

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