
Botulino killer. Salgono a nove le persone indagate per omicidio colposo, lesioni personali colpose e commercio di sostanze alimentari nocive. Tra queste, secondo la Procura di Paola, cinque medici, il venditore ambulante e tre responsabili delle ditte produttrici del prodotto inquinato dalla tossina letale, le cime di rapa. Due morti, 16 intossicati, 14 ricoverati, nove in terapia intensiva. Secondo la ricostruzione, tutti i pazienti hanno mangiato panini con salsiccia e broccoletti tra il 3 e il 5 agosto, acquistati in un "food truck" di Diamante da Giuseppe Santonocito, il primo indagato. Ad accusare i sintomi che lo porteranno alla morte è un artista di Cercola, Luigi Di Sarno, 52 anni, in vacanza con la famiglia. L'uomo ha forti dolori addominali, non respira e si accascia a terra tenendo le mani sul collo. Di Sarno si fa visitare in una struttura sanitaria vicina che, però, non riesce a fare una diagnosi. Anzi. Al secondo ricovero i medici minimizzano: "Avrà avuto una delusione d'amore. Si faccia vedere da un neurologo", dicono. Di Sarno si mette in macchina per farsi visitare a Napoli ma non ci arriverà mai. Lo stesso accade per Tamara D'Acunto, 45 anni, di Praia a Mare. Anche lei visitata per i forti dolori e deceduta poco dopo. I parenti ancora non sanno che Tamara è morta per aver mangiato il panino killer. I funerali si svolgeranno il giorno dopo tanto che, adesso, la Procura ha ordinato la riesumazione della salma per poter eseguire gli esami autoptici. Come disposto per Di Sarno. Interrogato dal pm, Santonocito spiega che era prassi tirare fuori dai barattoli le cime di rapa per mostrarle agli avventori. Una specie di vetrina. "Restavano all'aria e sotto il sole tutta la giornata e alla sera le rimettevo in frigo". Insomma, due i filoni d'indagine. Uno sulle responsabilità della catena alimentare: produttori, distributore, ambulante. L'altra sui cinque medici delle due strutture private che hanno avuto in cura le vittime del botulino senza fare una diagnosi tempestiva. Se per negligenza o altro gli inquirenti lo potranno capire dallo studio delle cartelle cliniche sequestrate. Sigilli anche al camioncino da street food di Santonocito per poter effettuare i controlli su tutti gli alimenti contenuti. Intanto l'Istituto Superiore di Sanità conferma, attraverso le analisi di laboratorio, la diagnosi di botulismo nei primi tre campioni prelevati ai pazienti giunti all'ospedale Annunziata di Cosenza. I risultati attestano la presenza del focolaio, già sospettato clinicamente.
Grazie alla tempestiva diagnosi di botulismo, l'azienda ha potuto attivare "tutte le procedure previste - spiegano -, richiedendo l'antitossina botulinica disponibile presso il ministero della Salute per la somministrazione nei tempi utili, scongiurando conseguenze fatali per molti dei pazienti coinvolti".