Un consulente per la tutela dei diritti Lgbtqia+. È questa l'ultima mossa con cui il sindaco di Genova Silvia Salis punta a conquistare una buona fetta dell'elettorato di Elly Schlein.
Che dietro vi sia soltanto il desiderio di mantenere fede al suo programma elettorale oppure l'ambizione di scalzare la segretaria del Pd dal suo ruolo non è ancora chiaro. Di certo c'è che il Comune di Genova sta cercando un professionista esterno per "promuovere e favorire si legge nella determina dirigenziale - l'affermazione di una cultura del rispetto e della valorizzazione delle differenze di genere, rafforzando la tutela dei diritti delle persone Lgbtqia+ e la parità di trattamento in un'ottica di vera inclusione". Tra le linee programmatiche della giunta Salis, che si è subito affrettata a riconoscere i figli nati da coppie di donne omosessuali, non vi è soltanto il contrasto alle discriminazioni di genere, ma persino la piena volontà di promuovere l'inclusione Lgbtqia+ "anche come driver di sviluppo territoriale e del turismo locale". Uno degli obiettivi, infatti, è quello di distribuire i flussi turistici su più periodi dell'anno per far diventare Genova una "meta per il turismo Lgbtqia+".
Il consulente inizierà il suo incarico a partire dal primo gennaio 2026 e riceverà un compenso di 156 mila euro complessivi nell'arco di tre anni per svolgere un'attività di studio volta "alla realizzazione di servizi pubblici inclusivi, attenti alle necessità della comunità Lgbtqia+". Dovrà, inoltre, predisporre "un regolamento per il riconoscimento dell'identità alias, al fine di garantire l'accesso a tutti i servizi senza alcuna discriminazione determinata dall'identità di genere". Ma non solo. L'esperto darà "supporto tecnico/legale" per "eliminare ogni forma di discriminazione basata sull'orientamento sessuale, sulla identità di genere, sulla espressione di genere". Il consulente, tra le varie mansioni, sarà tenuto a ideare e realizzare "attività di sensibilizzazione sul territorio cittadino, in sinergia con le Associazioni e le realtà del territorio", a riattivare R.E.A.D.Y., la Rete nazionale delle regioni e degli Enti locali "per prevenire e superare l'omobitransfobia" e, infine, a istituire "programmi di formazione sui diritti Lgbtqia+".
Tra i requisiti, oltre alla laurea magistrale in Giurisprudenza e all'abilitazione da avvocato iscritto all'albo da almeno 36 mesi, si richiede una "comprovata esperienza lavorativa di almeno 36 mesi, anche non continuativi sulle tematiche Lgbtqia+" e una "esperienza di consulenza legale presso Associazioni e Aziende in tema di tutela dei diritti Lgbtqia+".