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Salute, addio medico ora c'è "dottor Google": boom di cure fai da te

Tra diagnosi e rimedi, il 58% dei pazienti si fida del web. Senza consultare lo specialista

Salute, addio medico  ora c'è "dottor Google": boom di cure fai da te

Sappiamo tutto, conosciamo tutto. Siamo presuntuosi e un po' arroganti. E quando non abbiamo risposte, un click e ci pensa il web. Evviva. Ben venga uno strumento che ci viene in soccorso quando abbiamo dei dubbi e cerchiamo di saperne di più. Ma ci sono dei limiti. Che, puntualmente, superiamo anche in ambiti in cui mai si dovrebbe. E così succede che sempre più persone bypassino il proprio medico e si rivolgano con fiducia a «dottor Google». Che ci vuole? Si ha un sintomo, un dolorino, un malessere. Lo si digita su internet ed ecco spuntare diagnosi, rimedi, cure e, addirittura, anche farmaci da assumere.

Facile no? E pure comodo. «Dottor Google» è gratis, sempre disponibile e a portata di mouse. Chi ha più voglia di fare file, attese, domande imbarazzanti a un essere vivente. Chi se ne frega se l'essere vivente in questione ha un camice bianco e il curare le persone lo fa di mestiere. Un click e via, tutti in farmacia a comprare medicine a casaccio. Una follia, che sta diventando tremendamente comune. Secondo gli ultimi dati addirittura l'80% dei pazienti cerca informazioni sulla propria salute sul web. Ma l'aspetto più sconvolgente è che nel 58% dei casi ci si accontenta del parere di internet senza consultare uno specialista. E al diavolo la figura del medico. Anni di studio, competenze acquisite e specializzazioni buttate malamente nel cestino.

Un'abitudine molto pericolosa che rischia di compromettere la nostra salute. Innanzitutto perché la maggior parte dei risultati disponibili su internet non sono attendibili. I motori di ricerca non fanno distinzioni tra informazioni potenzialmente utili, fesserie o peggio ancora bufale. Va poi considerato che non sempre a un sintomo, specifico o meno, corrisponda una cura valida per tutti indistintamente, senza dimenticare che la persona comune non dispone degli strumenti (vedi laurea in medicina) per decifrare le indicazioni necessarie per accedere a un rimedio efficace. Evidentemente a nessuno verrebbe in mente di costruire un palazzo solo consultando siti web che spiegano come farlo. Ed altrettanto evidentemente a nessuno verrebbe permesso di farlo senza le competenze necessarie. Eppure in un campo delicato come la salute tutto sembra valido. E così sempre più persone nella convinzione di fare il proprio bene non solo non curano la propria patologia ma, spesso, aggravano anche le proprie condizione. Si sprecano poi i medici poi raccontano di lunghe e tediose discussioni con pazienti «tuttologi» che contestano diagnosi e cure somministrate. Certo, perché su Google hanno letto chissà che cosa e guai a fidarsi di chi ovviamente ne sa di più.

Non a caso in giro per il mondo i dottori, quelli veri, continuano a fare appelli perché si eviti di ricorrere alle cure fai da te. In Inghilterra il presidente della Royal Pharmaceutical Society ha espressamente chiesto di non fidarsi delle diagnosi online. In Belgio è stato realizzato uno spot trasmesso in tv in cui si ridicolizza chi ricorre al web per curarsi. Eppure dappertutto, anche in Italia, i numeri sono sempre più preoccupanti e lo studio del «dottor Google» è sempre più intasato. Tanto che, a furia di curarsi come capita, si sta sviluppando un nuovo tipo di patologia. Si chiama «cybercondria», e definisce l'abitudine di chi ogni volta che avverte un disturbo chiede lumi al web. E puntualmente si convince di essere afflitto da un male gravissimo. Una sorta di ipocondria 2.0.

Una cattiva abitudine che andrebbe al più presto cancellata. A colpi di buonsenso, non di mouse. Con la salute non si scherza ma la malattia più diffusa è sempre la stupidità.

Anche se questo, probabilmente, Google non ve lo dirà.

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