Per salvare Esposito il Csm s'inventa l'autodifesa

Per salvare Esposito il Csm s'inventa l'autodifesa

Lo ha dovuto fare, per difendersi dagli attacchi della stampa ostile, quella «apertamente schierata a favore dell'imputato»: è questa la motivazione con cui il Consiglio superiore della magistratura spiega la assoluzione di Antonio Esposito, il presidente di sezione della Cassazione che, nell'agosto 2013, subito dopo avere condannato Silvio Berlusconi per l'affare dei diritti tv si precipitò, prima ancora di scrivere la sentenza, a rilasciare una intervista a un giornalista del Mattino . Un gesto che aveva sollevato oltre allo stupore generale, anche numerose polemiche, e che aveva portato all'apertura di un procedimento disciplinare nei confronti dell'alto magistrato.

Il 14 dicembre scorso, la sezione disciplinare del Csm ha assolto Esposito. Nelle 48 pagine depositate ieri, a Esposito viene riconosciuto il diritto alla legittima difesa. Non ha commesso un illecito, e se lo ha commesso lo ha fatto per tutelare il suo onore: «L'antigiuridicità della condotta va, in ogni caso, esclusa in radice per avere l'incolpato commesso il fatto in presenza delle cause di giustificazione dello stato di necessità e dell'adempimento di un dovere». E che Esposito avesse bisogno di difendersi, per il Csm non c'è dubbio: «L'accensione dei riflettori sulla sua persona gli aveva già a quella data cagionato diversi dispiaceri e in quel momento non aveva cercato ulteriore notorietà, ma era intervenuto per ristabilire la verità dei fatti in un dibattito che aveva preso una piega oltraggiosa nei suoi confronti». Era stato accusato «con intensità e virulenza» di avere fissato in tempi da record il processo. «Vi erano stati attacchi da parte della stampa suscettibili di compromettere l'onore dell'odierno incolpato e questo fece ricorso alla intervista per ristabilirlo davanti alla opinione pubblica».

E viene citato esplicitamente un titolo del Giornale che «intitolò a tutta pagina “B anditi di stato ”, parlando di persecuzione giudiziaria e di “sentenza sprint” della Cassazione prevista per il 30 luglio: accanimento con trucco». Certo, dice il Csm, Esposito avrebbe potuto limitarsi a sporgere querela per diffamazione: ma avrebbe dovuto aspettare i tempi lunghi della giustizia.

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