Senatrice Lucia Borgonzoni, la crisi morde il settore della moda italiana. Cosa rischia il nostro Paese?
«Rischia di perdere uno dei suoi asset strategici che produce da sempre ricchezza e occupazione ed è legato all'identità profonda e alla cultura italiana. Ci sono fondi stranieri pronti ad acquistare in saldo le nostre aziende e svuotarle mantenendo soltanto il marchio. Mi chiedo se davvero il governo non si accorga di quanto sta accadendo, se sia una forma di menefreghismo o una mancanza di volontà».
Qual è la situazione?
«Sono in costante contatto con la Camera Nazionale della Moda. Con una riduzione dei ricavi media del 25% si rischia di avere un rischio insolvenza per il 27% delle aziende. Il settore che nel 2019 valeva circa 100 miliardi, perderà nel 2020 intorno al 30% del fatturato, pari a circa 29 miliardi ponendo la maggior parte delle 90.000 imprese in condizione di seria difficoltà. Parliamo di settori come abbigliamento, tessile, accessori, occhiali, gioielli/orologi e cosmetica. Per questo di concerto con loro ho proposto più emendamenti per soccorrere il comparto».
Cosa proponete?
«Un fondo di almeno 700 milioni, un ombrello momentaneo con la finalità di salvare le Pmi in difficoltà del settore moda allargato che risultino avere i fondamentali in ordine nell'anno 2019. Il fine è quello di evitarne la chiusura o l'acquisizione da parte di gruppi stranieri. Con l'aumento delle rimanenze di prodotti grezzi o finiti e la riduzione del cash flow in tutte le aziende, il rischio è che entro i primi mesi del 2021 molte aziende possano chiudere e una grande percentuale si trovi a essere considerata Utp, ovvero con debiti finanziari classificati come deteriorati».
Con quali strumenti lo Stato dovrebbe intervenire?
«Cdp parteciperebbe al capitale delle Pmi in difficoltà per la durata di 24/36 mesi con una quota di minoranza. Si tratta di una forma di golden power necessaria per ricomprendere nella protezione statale settori strategici per lo sviluppo del sistema Paese. Attualmente esiste in seno a Cdp Patrimonio Rilancio per il sostegno a SpA italiane con un fatturato superiore a 50 milioni di euro mediante strumenti partecipativi.
Risulta però di difficile attuazione in un settore con un numero molto alto di aziende di dimensioni inferiori ai 50 milioni di fatturato. La priorità è tutelare gli interessi nazionali da ogni mira speculativa e salvare il nostro patrimonio di competenze artigianali e imprenditoriali, unico nel panorama mondiale».
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