Salvate il soldato Matteo

Prendo in prestito Spielberg e dico salvate il soldato Salvini, che oltretutto non vuole combattere con le armi, e dunque la metafora è salva anche per il politicamente corretto

Salvate il soldato Matteo

Prendo in prestito Spielberg e dico salvate il soldato Salvini, che oltretutto non vuole combattere con le armi, e dunque la metafora è salva anche per il politicamente corretto. Non c'è niente di ideologico, nessuna richiesta di nessuno, tantomeno dell'interessato, per essere chiari. Ci sono invece il buon senso e il buon gusto, perché non è accettabile che ogni sospiro di Matteo diventi una bagarre. Capisco gli avversari, fanno quello di mestiere, un po' meno qua e là gli alleati, ma è già difficile allearsi con se stessi, non capisco invece i leghisti. Se non vi va bene il vostro leader, cambiatelo. Prima era il genio che vi ha portato dal 4 al 34 per centro, ora non può essere solo l'uomo delle gaffes e delle intuizioni perdenti. Un conto però sono le polemiche, e le cosiddette anime diverse, un conto è portare a casa i voti, e per il 2023 non vedo in questo uno migliore di lui, dai media al territorio. Dunque tenetevelo ma anche proteggetelo, con i consigli, prima, con la lealtà dopo.

Il problema non è entrare nel merito di ogni cosa, sul viaggio in Russia già sono scese in campo alcune grandi firme, ma stabilire i principi etici e logici dell'agire politico. Basta fare la cosiddetta lista che vengono i brividi: fa cadere il governo, è un pazzo, entra nel governo, non ci guadagna, si batte per le aperture, un irresponsabile, è cauto sui vaccini, un pericoloso no vax, cerca un sintesi per il Quirinale, sbaglia tutto compreso il piano dell'ascensore (la Meloni era di sopra), va tra i profughi in Polonia ,trova la memoria di ferro di un sindaco locale che guarda caso, ma che caso, ha conservato la maglietta pro Putin, ha dubbi sulle armi a Kiev, è filo Putin, vuole andare a Mosca a portare la pace, è un servo del Cremlino. Dai, basta! Ogni volta, certo, ci possono essere degli errori, ma questa è una nevrosi da tiro al bersaglio. Già quando era al culmine del successo scomodai per lui il simpatico Antoine, il cantante francese che in un Sanremo di tanti anni fa ci parlava in strofe del determinismo direzionale delle pietre. Insomma qualunque cosa fai, le pietre ti beccherai. Adesso però le pietre sono diventate macigni e il gioco ad personam si è fatto pericoloso.

Sarà il Covid, sarà l'angoscia cosmica della guerra, o più prosaicamente l'effetto delle sanzioni sulle tasche, ma il paese è diventato cattivo.

Un umile consiglio allora al soldato Salvini, disarmato e qualche volta anche un po' disarmante: il silenzio, o la semplice arte di stare fermi, quando servono male non fanno. Anche ai sondaggi

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