Roma Sulla questione Siri tra la Lega e i Cinquestelle è un susseguirsi di frenate e accelerazioni, di stoccate e di parate, di schiaffi e di carezze. «Fino a quando Siri non se ne va io sulla corruzione non posso arretrare. Poi, ci chiuderemo in una stanza, parliamo e torna il sereno» dice Luigi Di Maio, ospite di Povera Patria. «In Cdm noi abbiamo la maggioranza ma spero che non ci sia bisogno di votare, nel caso il risultato sarebbe scontato. In ogni caso noi non apriamo nessuna crisi. Se la Lega volesse farlo farebbe come Mastella con il governo Prodi. Se mi fidassi di Siri gli direi: resta al tuo posto». Prova a stemperare il clima Giuseppe Conte. «Non succederà nulla di così clamoroso. Il percorso è stato molto chiaro, molto trasparente, e quindi non ci può essere nessuna sorpresa. Noi lavoriamo per gli italiani. Le sorprese saranno sempre buone per gli italiani. Mercoledì in Consiglio dei ministri troveremo una soluzione e si ricomporrà tutto». Una strategia, quella dei Cinquestelle sposata tenendo sempre d'occhio i sondaggi, con la speranza che l'approccio muscolare verso gli alleati contribuisca a ridurre almeno in parte il solco approfonditosi negli ultimi mesi.
Dal fronte della Lega si ribadisce che il premier ha ormai perso il ruolo di arbitro. «Per la Lega Siri non si deve dimettere, ma questo caso non farà cadere il governo. Se poi prima del Cdm Siri dovesse decidere di dimettersi, questa è una sua scelta personale. Speravamo che Conte prendesse una posizione più di mediazione. Invece sembra si sia sbilanciato in maniera abbastanza chiara dalla parte del M5s, perdendo il ruolo da arbitro che lo aveva contraddistinto con grande capacità nel primo anno di governo» dice il capogruppo Massimiliano Romeo. «Mi sembra evidente che c'è un po' di clima persecutorio per Siri. Il momento è questo, è chiaro che prima di mercoledì qualcosa succederà. Mercoledì sarà chiaro a tutti come va a finire» rincara la dose il segretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti e numero due della Lega, a margine di un appuntamento elettorale a Mariano Comense.
Ma cosa potrebbe avvenire domani in Consiglio dei ministri? Considerato che la nomina dei sottosegretari avviene su proposta del presidente del Consiglio, «di concerto» con il ministro competente e sentito il Consiglio dei ministri, lo stesso dovrebbe avvenire per la revoca. In linea teorica quindi Conte potrebbe procedere autonomamente senza procedere a una conta, a meno che non sia esplicitamente richiesta. Dalla Lega fanno sapere che in questa situazione sono costretti a «subire le decisioni di Conte». È chiaro che se così andrà bisognerà poi valutare la profondità dello strappo politico.
Forza Italia a questo punto chiede di porre fine a questa «sceneggiata senza senso».
«È un caso usato come arma di distrazione di massa» dice Anna Maria Bernini. E il candidato alle Europee Leonardo Ciccopiedi aggiunge: «Polemiche stucchevoli, le cose di cui si deve occupare il governo sono ben altre. Inaccettabile una impasse sulla questione».
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